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Arriva JoinSet, la App che connette i tennisti di tutta Italia

Trova, incontra e gioca: sono queste le tre parole chiave della nuova App JoinSet, un’applicazione mobile ideata per i tennisti di tutte le categorie, sparsi dal nord al sud Italia, in comuni, province e regioni; una nuova piattaforma, a portata di “touch”, scaricabile da Apple Store o da Play Store, adatta alle esigenze di tutti i praticanti: soci dei circoli, amatori, agonisti e professionisti.
JoinSet, grazie all’innovazione apportata dall’era digitale, è in grado di connettere in tempo reale tutti gli utenti della App e metterli in contatto tra di loro. Sullo schermo, infatti, appariranno i nomi dei tennisti con alcune informazioni di base: classifica, residenza e compatibilità di orari di gioco. La funzionalità di questo sistema, dunque, consente a chi vorrebbe, ma che non riesce a giocare – ad esempio per motivi di lavoro, viaggio, orario – di organizzare in modo veloce ed efficace una partita, un allenamento o anche una lezione con il maestro.

L’originalità di JoinSet si trova proprio nel fatto che il tennis, attraverso le novità introdotte dalla tecnologia, possa essere accessibile senza alcuna limitazione o privazione e, allo stesso tempo, utile nel rispondere alle esigenze delle persone. Non solo rappresenta uno strumento che facilita gli utenti a connettersi e ad incontrarsi, ma offre agli stessi la possibilità di conoscere una molteplicità di compagni di gioco. Questo vuol dire non limitarsi esclusivamente a giocare con le stesse due o tre persone di sempre, ma ampliare il giro, in modo da disporre di una rete più fitta di tennisti e di una conoscenza più vasta del gioco. In effetti, se gli appassionati praticanti sperimentassero nuove tipologie di gioco, diverse da quelle dei soliti “soci della domenica”, avrebbero l’occasione di conoscere nuovi giocatori ed allenarsi anche in vista di partite di torneo e di campionati a squadre.
Joinset è una scoperta, nata da poco, ma pronta a crescere per esaudire i desideri dei tennisti.

Federico Bazan © produzione riservata

Recensione del film Borg McEnroe

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Per qualcuno il film Borg McEnroe è una novità, un inedito che ripercorre la vita di due leggende degli anni ’80, mai viste giocare a tennis dal vivo perché vissute in un’altra epoca. Per qualcun altro, invece, la pellicola sembra rievocare un tuffo nel passato che gli attori di Borg (Sverrir Gudnason) e di McEnroe (Shia LaBeouf) riproducono con il loro repertorio di colpi e i loro rituali, un insieme di ricordi che risalgono a quasi 40 anni fa, quando, nel 1980, le televisioni nazionali trasmisero in diretta la storica finale di Wimbledon. Una finale dove “Ice Borg” e “Superbrat” si sfidavano in quella che non era soltanto una semplice partita di tennis, ma un incontro generazionale tra due grandi campioni, due stili di gioco divergenti, due personalità per certi versi opposte e, per altre, simili. Non solo: la rivalità sportiva tra Borg e McEnroe, iniziata nel 1978 con la semifinale vinta dallo statunitense allo Stockholm Open, in casa dello svedese, e culminata poi con la vittoria di Borg nell’ultimo atto di Wimbledon dell’80, ha rappresentato un punto di svolta in termini di popolarità mediatica. Infatti, prima dell’affermazione dei vari Borg, McEnroe, Gerulaitis, Noah, Edberg, Lendl, Becker, al tennis non era riservata un’attenzione così meticolosa; le televisioni non trasmettevano tante partite, in quanto i canali non potevano acquistare i diritti televisivi per offrire agli spettatori tutti gli incontri di tennis in TV. Ma quella finale di Wimbledon fu il preludio verso alcuni grandi cambiamenti; crebbe incredibilmente il numero di giovani talenti nel mondo del tennis: vennero fuori Edberg, Wilander, Becker, Lendl, Chang, Muster, Stich, Ivanisevic, Sampras, Agassi. Gli appassionati aumentavano in massa di pari passo all’introduzione di nuovi tornei disputabili dai professionisti; ma, probabilmente, l’apice del numero di spettatori negli stadi fu raggiunto con l’avvento dell’ATP e della WTA, le due associazioni mondiali del tennis professionistico maschile e femminile, attive verso la fine degli anni ’80, che diedero il via ai tornei Masters Series (per gli uomini) e ai Tier (per le donne).
Iniziarono, inoltre, a comparire le prime tifoserie, già a partire dal periodo della consacrazione di Borg: c’è chi parteggiava proprio per lui, lo svedese definito dai media “l’uomo di ghiaccio”, chi, invece, incitava McEnroe, l’americano “genio e sregolatezza”. Questo aspetto delle tifoserie è evidenziato molto bene nel trailer del film, prodotto dalla casa cinematografica Lucky Red e sceneggiato dal regista danese Janus Metz Pedersen.

La critica (le note positive e innovative del film):
La scelta del regista di dare vita a dei ricordi del passato è semplicemente sensazionale perché, anche per chi ha vissuto negli anni ’80 e ricorda come se fosse ieri quella finale, può cogliere, grazie alle scene del film, delle sfumature del carattere di Borg e di McEnroe che probabilmente non conosceva. La storia, infatti, si basa, in parte, su alcuni aneddoti dei due tennisti: per esempio che McEnroe fosse particolarmente abile nel fare i calcoli a mente già da piccolo, fosse il primo della classe in geografia e, questa sua perspicacia, si rifletteva poi nelle geometrie di gioco imprevedibili, in quel tennis geniale e talentuoso che lo ha portato ad essere un re nel suo genere; inoltre, quello che traspare dal film, è che aveva sì un carattere eccentrico e scontroso in campo, con gli arbitri e con il pubblico, ma che prendeva la vita con leggerezza al di fuori del tennis, tra musica rock, uscite in discoteca e bevute con gli amici (tra questi, Vitas Gerulaitis, presente nel film, ex tennista americano, nonché connazionale di McEnroe).
Borg, invece, sembrava l’antitesi di “Superbrat”: in campo dava l’idea di incarnare il ragazzo scandinavo freddo e impassibile, ma fuori dal rettangolo di gioco era una persona estremamente superstiziosa, maniaca dei rituali, profondamente ossessionata dagli avvenimenti della propria esistenza.
Una clip del film descrive appieno il comportamento fuori dal campo di entrambi i personaggi: McEnroe aveva uno sguardo leggero sulla vita, estroverso nelle relazioni umane, amante del gioco ma, al tempo stesso, molto meticoloso nello scoprire i punti deboli degli avversari, curioso di sapere come batterli ancora prima di giocarci; mentre Borg, si distingueva per una personalità introspettiva, spesso cupo e chiuso nel suo mondo, di poche parole nel rapporto con gli altri, a cominciare dalla fidanzata Mariana Simionescu e l’allenatore Lennart Bergelin, che, malgrado i litigi, riuscivano a comprenderne il carattere difficile.
Immagine correlataOltre agli aneddoti, un altro elemento chiave del film è l’alternanza presente/passato, che evidenzia le ambizioni (vincere Wimbledon) e i ricordi (l’infanzia) di entrambi i giocatori. Pedersen, astutamente, divide la vita dei protagonisti in tre fasi: l’infanzia, l’adolescenza e la maturità. Non è un caso che il regista danese usi spesso il flashback per mostrare allo spettatore il vissuto di Borg e di McEnroe, le loro origini, i loro conflitti interiori. È un elemento che fa capire allo spettatore come il tennis sia molto di più che colpire una palla e, in questo aspetto, Andre Agassi aveva colto nel segno. Borg, per arrivare ad essere un campione dal carattere forgiato e consapevole, ha attraversato periodi infelici, di sconforto e frustrazione. E, in questo, il regista è molto attento. Pedersen lascia intendere che Borg non era solamente quello che i mass media descrivevano, ovvero “il tennista di ghiaccio”, privo di emozioni; durante l’adolescenza, infatti, lo svedese manifestava spesso un carattere ribelle, indisciplinato, con un vissuto duro sulle spalle, fatto di sacrifici economici della sua famiglia, di soprusi da parte del direttore del circolo, dove il piccolo Bjorn giocava, che non lo considerava adatto per questo sport; un bambino contornato dai rimproveri del coach Bergelin, che, a modo suo, tentava di scuoterlo. Borg McEnroe è dunque un film che mette in risalto anche quello che, all’epoca, non veniva raccontato o detto su questi due grandi campioni.
Tra le altre chicche della pellicola, vi è la descrizione cronologica degli eventi (le informazioni sui tornei, gli avversari di Borg e McEnroe, gli anni delle finali, i luoghi frequentati da entrambi) che appare di fianco alle scene della storia con delle scritte. La cronologia fa fede al periodo storico che i due protagonisti hanno vissuto, agli eventi della carriera e della rivalità sportiva.
La carrellata, alla fine del film, delle foto storiche di Borg e McEnroe rivali e amici, è la vera ciliegina sulla torta che corona una sceneggiatura ben architettata.

La critica (le imprecisioni contenute nel film):
Il film, seppur in pochissimi casi, ha mostrato alcune congetture o scene non propriamente attinenti alla realtà. Quando McEnroe è ancora piccolo e non ha più di 12 anni, appare nella sua camera da letto un poster di Borg, molto più grande di lui, che sembra, dall’immagine, già un tennista affermato. In realtà i due si passano appena 3 anni di età.
Immagine correlataLa seconda imprecisione è che il McEnroe bambino viene ripreso ad allenarsi sui campi in terra battuta, una superficie di gioco totalmente in disuso negli Stati Uniti, anziché sui campi in cemento della Port Washington Tennis Academy di New York, dove il piccolo John McEnroe fu avviato al professionismo.
Un altro elemento sospetto è il discorso negli spogliatoi, durante il torneo di Wimbledon dell’80, dove “Superbrat” e il suo storico compagno di doppio Peter Fleming, si misero d’accordo per far vincere l’americano e per assicurargli dunque un posto in finale contro Borg. Scena sospetta, in quanto, storicamente (scontri diretti e palmarès) e tecnicamente, John McEnroe aveva un tennis nettamente superiore a quello di Peter Fleming.
L’ultima osservazione che, probabilmente, risalta più all’occhio, è che il film è incentrato per un buon 70% su Borg e per il restante 30% su McEnroe e altro, il che potrebbe essere un difetto o una peculiarità della storia, a seconda dei punti di vista personali. Certamente, la somiglianza di Gudnason a Borg incide molto sulla scelta del regista di dare più spazio all’ex leggenda svedese. Un po’ troppo superficiale, forse, la descrizione della vita di McEnroe, della quale vengono evidenziati solo alcuni particolari ma di cui vengono ignorati gli incontri dei tornei di quando era bambino, il rapporto con i genitori e i fratelli Mark e Patrick, anch’essi tennisti, gli allenatori avuti nel corso della crescita tecnica, elementi invece riscontrabili in Borg.

Voto finale:
Un film che fa rivivere i ricordi del passato, che svela alcuni elementi sconosciuti dei due protagonisti, che propone allo spettatore tutti gli aspetti esistenziali vissuti da due campioni indimenticabili.
Il mio voto da 1 a 10 è 8.

Borg McEnroe – Regia di Janus Metz Pedersen – Film sportivo e biografico – Distribuzione: Lucky Red – Anno di uscita: 2017 – Durata: 100 min.

Federico Bazan © produzione riservata

Babolat Pure Drive – Edizione di Wimbledon 2016

Fabio Fognini of Italy in action during Wimbledon, 2014

Fabio Fognini gioca con diversi tipi di Babolat Pure Drive: per i tornei in erba ha utilizzato spesso la Pure Drive Limited Edition – Edizione di Wimbledon 2016 (in foto)

Descrizione:
La Pure Drive Limited Edition è la racchetta ideata per i giocatori che cercano un compromesso tra potenza e controllo. È stata lanciata sul mercato in occasione di Wimbledon 2016, con un nuovo design in grafite, verde e bianco, che ricorda proprio i colori dello Slam di Londra.
Il telaio consente di realizzare tutti i colpi con facilità e di avere dei vantaggi non indifferenti grazie alla particolare tecnologia GT Technology che fornisce un’eccellente stabilità al momento dell’impatto con la palla.
La Pure Drive è una linea di racchette innovativa che offre al giocatore la giusta combinazione di potenza, rotazione e controllo. Il tutto, al costo di euro 149,90.

Caratteristiche tecniche:
Peso: 300 gr.
Bilanciamento: 32 cm
Piatto corde:
16 x 19 
Lunghezza: 68,5 cm
Taglie manico:
2, 3 e 4
Indice rigidità (RA): 
72

Tecnologie innovative:
Gt technology babolat
– GT Technology:
Si basa su un nuovo materiale formato da fibre di grafite intrecciate con filamenti di tungsteno.
Il tungsteno, ripartito in punti strategici del telaio, garantisce una rigidità maggiore rispetto al carbonio standard e assicura al giocatore più potenza, con una restituzione di energia superiore al 10%.

– FSI Technology: 
La tecnologia FSI, riscontrabile nei telai Pure Drive, offre al tennista due importanti vantaggi:
– un sistema ottimizzato per conferire un miglior controllo dei colpi;
Babolat-Pure-Drive-2015-FSI– uno schema di incordatura più elaborato nello “sweet spot” (zona del piatto corde dove viene colpita la palla).
Lo sweet spot della Pure Drive Limited Edition aiuta il giocatore a mantenere una buona regolarità nella profondità dei colpi, malgrado il punto di impatto non sia eccellente.

Geometria ellittica:
Per incrementare la resistenza alla torsione e alla flessione, Babolat ha reso il telaio del 20% più rigido rispetto alle racchette tradizionali, così che i giocatori possano godere di una spinta più incisiva sulla palla. Maggiore è la rigidità del telaio e minore è la tiratura delle corde, maggiore sarà la possibilità di aumentare la velocità della palla. 


Forma ellittica babolat

Valutazione personale:
La Pure Drive è un tipo di racchetta che tende a perdonare i colpi impattati in maniera imprecisa. Questo è un grande vantaggio per chi, pur avendo un buon braccio, muove poco le gambe e che, quindi, difetta nella ricerca corretta della palla. Anche qualora il tennista arrivi in ritardo prima di colpire, la Pure Drive consente comunque di giocare un colpo abbastanza soddisfacente e di mandarlo aldilà della rete; è difficile infatti steccare la palla con questo telaio. Il piatto corde permette di decentrare la palla, o comunque, di non impattarla perfettamente al centro, e, malgrado questo, è possibile trovare delle buone accelerazioni che risulterebbero improbabili utilizzando telai dal piatto corde più piccolo.
Giocando personalmente con la Pure Drive Wimbledon, mi ci sono affezionato dopo pochi giorni di prova sul campo, perché rispecchia esattamente il mio tipo di gioco. Con la Pure Drive, non eccello in nessuno dei fondamentali, ma posso dire di avere una combinazione ideale di spinta, rotazione, controllo e direzionalità del colpo.
Tutto questo è reso ottimale dalle nuove tecnologie GT e FSI che danno un valore aggiunto ad uno dei marchi più celebri del tennis.

Federico Bazan © produzione riservata

 

Scarpe TS 990 – Artengo

Descrizione:artengo tennis shoes ts990 clay ember red - 001 --- Expires on 09-09-2020
Il modello di scarpe Artengo TS 990 (modello da uomo) è stato ideato per il tennista alla ricerca di un tipo di scarpa morbida e flessibile.
Al costo di euro 49,99, le TS 990 sono acquistabili presso i negozi Decathlon.
Hanno una suola, in gomma, specifica per la terra battuta e con una tomaia rinforzata nelle zone sottoposte ad usura. Il tutto, per offrire al giocatore un mix di resistenza e leggerezza.


Caratteristiche tecniche:
Colore: arancione fluo
Misure: dal 39 al 48
Peso: circa 355 gr.
Materiale esterno: 
40% poliuretano (PU), 60% poliestere (PES)
Materiale interno: 100% poliestere (PES)
Suola: a spina di pesce specifica per un’ottima aderenza sulla terra battuta. Formata da: 10% poliuretano termoplastico (TPU), 50% gomma sintetica, 40% etilene vinil acetato (EVA).


artengo tennis shoes ts990 clay ember red - 008 --- Expires on 10-10-2023Vantaggi:
– Calzata confortevole:
Tomaia in mesh 3D e memory foam (tipo di “materasso cuscinetto”) sul malleolo.

– Ammortizzamento:
Suola intermedia in etilene vinil acetato (EVA), inserto “Diapad 3” sul tallone per l’ammortizzamento.

 – Resistenza all’abrasione:
Suola in gomma RUBLAST con rinforzi sulle zone d’usura.

artengo tennis shoes ts990 clay ember red - 007 --- Expires on 10-10-2023

Valutazione personale:
Una volta trovata la propria misura, indossati dei buoni calzerotti e allacciate le scarpe, il piede si abitua alla calzata in pochissimo tempo; non occorre nemmeno camminare più di tanto per sentire se il piede, eventualmente, prema sulla punta o sulla parte posteriore. Questo perchè la qualità del prodotto è eccellente. La TS 990 è, infatti, un tipo di scarpa flessibile, confortevole, progettata per giocare sulla terra battuta: consente al tennista di scivolare bene sulla terra per eseguire recuperi in corsa senza che la scarpa subisca abrasioni, ammaccature e via dicendo. Non è un caso che la suola in gomma RUBLAST offra la massima protezione nelle zone soggette ad usura. Adesione buonissima con il terreno. Sudorazione del piede ridotta rispetto ad una scarpa tradizionale. Lunghezza dei lacci ottimale.

Federico Bazan © produzione riservata

Racchetta TR 990 – Artengo

tennis ss17 - grc0356 --- Expires on 28-10-2020 (1)

                                               Nicolas Escudé, ex professionista ATP e special partner Artengo

Descrizione:
Il telaio TR 990 è una delle ultime novità prodotte dal marchio francese Artengo, frutto di un progetto realizzato da una équipe di ingegneri francesi. Acquistabile nei grandi negozi Decathlon e non solo, la TR 990 si presta ad essere una delle racchette di maggior prestigio del momento per i diversi vantaggi che è in grado di offrire ai giocatori di tennis di tutti i livelli (dal principiante all’agonista), al prezzo accessibile di euro 89,99.
A testarne le qualità, i partner di Artengo, Nicolas Escudé, ex N°17 ATP e Jerome Haehnel, ex N°78 ATP. Oltre alla valutazione dei due ex professionisti, Artengo organizza, in collaborazione con Decathlon, dei test di prova del telaio in diversi circoli sportivi, a cui aderiscono amatori e agonisti di tutta Italia.

Caratteristiche tecniche:
Peso: 300 gr.packshot-97-bc-97bcd2daa6e34e9cbce45cb0d18b060f-spidid-1802737[8351974]tci_pshot_001.jpg - 001 --- Expires on 16-03-2019
Bilanciamento:
 
32 cm
Piatto corde: 640 cm²
Lunghezza: 68,5 cm
Taglie manico: 2, 3 e 4
Indice rigidità (RA): 71

Vantaggi:
Presa d’effetto (swing):
il piatto corde tondo e il piano corde 16 x 19 cm accelera la presa d’effetto.

Potenza:
il peso di 300 gr. e il piatto corde di 640 cm² permettono di giocare colpi potenti.

Maneggevolezza (comfort):
è data dal bilanciamento di 32 cm sul manico.

Riduzione delle vibrazioni:
è legata alla tecnologia Soft Feel (composizione in balsa) che diminuisce le vibrazioni del 50% e, conseguentemente, riduce il rischio di infortuni (infiammazioni, tendiniti ecc.)

Precisione: Racchetta visuale vicina 2
Un’aggiunta di grafite sull’ovale della
racchetta (concetto Stab System), conferisce
stabilità all’impatto con la palla. Consente di
mantenere molta precisione sui colpi potenti.

Informazioni:
Indice rigidità (RA):
L’indice di rigidità di 71 migliora notevolmente la precisione della racchetta, poche le deformazioni durante l’impatto.
Telaio rigido: > 64 – 66 Ra.
Telaio morbido: < 64 – 66 Ra.
Più il telaio è rigido, più si riduce il tempo di contatto; si perde il controllo ma si ottiene maggiore esplosività nei colpi.

Inerzia:
L’inerzia, data dal rapporto dei grammi sui cm² praticamente pari a 0, impedisce al telaio di deformarsi nelle accelerazioni favorendo la spinta sulla palla e la precisione. Maggiore è il valore dell’inerzia, maggiore è la spinta che la racchetta conferisce al colpo giocato.

Bilanciamento:
Il bilanciamento di 32 cm consente alla TR 990 di rimanere maneggevole nei pressi della rete, nel tocco oltre, naturalmente, ad avere un certo comfort nei colpi da fondo campo.


Valutazione personale:
Racchetta leggera e maneggevole, con un grip morbidissimo, che consente sia all’amatore, sia al praticante agonista, di usufruire di ottime rotazioni in top spin. La tecnologia Soft Feel è la vera novità del telaio in quanto, riducendo le vibrazioni del 50% grazie alla particolare composizione in legno di balsa, rende la racchetta confortevole all’impatto ed evita, soprattutto, il rischio di problemi muscolari al tennista. Un altro vantaggio, che non tutti i telai hanno a disposizione, è lo Stab System, il sistema di stabilità che permette al giocatore di spingere bene la palla, pur non rinunciando alla stabilità e alla precisione dei colpi e delle traiettorie di gioco.
È la racchetta ideale per i giocatori d’attacco che preferiscono la leggerezza alla rigidità. Provandola personalmente sul campo, ho avuto delle sensazioni positive nel colpire la palla, già a partire dai primi colpi. Ho notato che il telaio è particolarmente versatile all’uso, in quanto permette di spingere spazzolando bene la palla ed è buona anche per i colpi di fino e a rete, motivi per i quali risulta adattabile alle proprie caratteristiche di gioco.

Prova racchetta

                                 La mia prova del materiale Artengo presso il circolo sportivo Quanta Club di Milano

Federico Bazan © produzione riservata