Il periodo migliore che il tennis svedese ha vissuto fino ad oggi risale agli anni ’70 e ’80, con i successi di Björn Borg, considerato il capostipite del tennis moderno, colui che rivoluzionò il gioco apportando delle modifiche determinanti alla tecnica e allo stile: le prime rotazioni in top spin, il rovescio bimane e la grande solidità da fondo campo erano le tre novità riscontrabili nel gioco dell’ex tennista svedese, dal quale poi si sarebbero ispirate migliaia di scuole tennis di tutto il mondo; novità che furono, da un lato, duramente criticate dalla stampa di quegli anni, per il fatto che Borg fosse stato il primo giocatore ad interrompere il filo conduttore del tennis classico impostato sul rovescio ad una mano, i colpi piatti e le frequenti discese a rete; dall’altro lato, questi nuovi aspetti portati da Borg, stupirono tutto il mondo del tennis per l’efficacia riscontrata nel rendimento su tutte le superfici, specialmente sulla terra battuta, dove l’ex campione svedese ottenne le vittorie più importanti (6 Roland Garros conquistati): il top spin, era infatti considerato un modo non convenzionale di giocare a tennis, basato su un palleggio a volte estenuante da fondo campo, quasi interamente privo di variazioni e in totale contrasto con il gioco piatto. Per questi motivi, il tennis di Borg rappresentava uno stile antitetico al tennis classico e al cosiddetto “serve and volley” (servizio e volée).
Non si può dire, però, che l’ex campione nativo di Stoccolma fosse l’unico, tra i tennisti svedesi, a passare alla storia. La tradizione continuò anche dopo gli anni ’70 con altri interpreti che, per certi versi, seguirono le orme di Borg: Mats Wilander, Kent Carlsson, Thomas Enqvist, Jonas Björkman e Thomas Johansson, solo per citarne alcuni, spiccavano per il tipo di gioco regolare da fondo campo, privo di grandi variazioni. L’unico tennista che si differenziava dalla “scuola moderna” inaugurata da Borg, era Stefan Edberg, probabilmente il solo svedese a continuare il filone dei giocatori serve and volley. Ma, salvo l’eccezione rappresentata da Edberg, i giocatori scandinavi si assomigliavano molto l’uno con l’altro, sia nello stile di gioco (tennis prevalentemente da fondo campo, in top spin, con il rovescio bimane), sia nel temperamento.
Curioso notare come il tennis svedese abbia subìto una escalation discendente in proporzione alle epoche e all’età dei tennisti. In ordine di epoca, età e vittorie (palmarès) si registrano:
- Björn Borg: il primo in ordine cronologico (nato nel ’56 – carriera vissuta tra gli anni ’70 e ’80), è il tennista svedese che ha vinto complessivamente di più (11 tornei del Grande Slam);
- Mats Wilander: il secondo in ordine cronologico (nato nel ’64 – carriera vissuta tra gli anni ’80 e ’90), è probabilmente il secondo più titolato (7 tornei del Grande Slam);
- Stefan Edberg: il terzo in ordine cronologico (nato nel ’66 – carriera vissuta tra gli anni ’80 e ’90), possiamo dire alla pari con Wilander (6 tornei del Grande Slam e un numero complessivo di tornei maggiore del connazionale);
A seguire gli altri: Thomas Enqvist, vincitore di 19 tornei ATP ma di nessun torneo del Grande Slam e Jonas Björkman, un buon singolarista e un ottimo doppista, plurivincitore Slam in doppio.
L’ultimo svedese degno di nota risale agli anni 2000 ed è Robin Soderling, giocatore che ha fatto due finali al Roland Garros, è stato numero 4 del mondo ma che si è ritirato precocemente a causa di una mononucleosi.
Dopo Soderling, il tennis svedese, da quel che traspare al momento, è entrato in crisi di risultati. All’orizzonte, infatti, non vi sono grandi giocatori e nemmeno prospettive interessanti. I fratelli Ymer, tra l’altro di origine etiope, sono fuori dai primi 200 e, seppur giovanissimi, fanno fatica ad emergere. Soderling, dopo il ritiro, ha deciso di dedicarsi all’insegnamento: l’ex tennista di Tibro, infatti, allena Elias Ymer, con la speranza di tirare fuori un buon giocatore per il futuro del tennis svedese.
Posta questa riflessione e considerata la discesa in caduta libera del tennis in Svezia, ci sarebbe da chiedersi, dunque, a quali problemi sia andata incontro la Federazione del paese scandinavo. Mancano dei giovani promettenti e le scuole tennis non riescono a produrre dei buoni talenti? La Federazione svedese investe troppo poco nel tennis e lascia quindi più spazio ad altri sport più gettonati nel Nord Europa? O più semplicemente, è via via scemato l’interesse per questo sport?
Le risposte possono trovarsi nel fatto che anche il tennis femminile arranchi e non poco. L’unica giocatrice che trascina il movimento svedese è Johanna Larsson, che, come best ranking, ha raggiunto la 45esima posizione nella classifica WTA, ma, a parte la Larsson, non vi è nessun altro nome conosciuto che possa portare la Svezia nel World Group di Fed Cup.
Quello del tennis svedese è dunque un capitolo che raggiunge l’apice del successo con le gesta e le vittorie indimenticabili di Borg, Wilander e Edberg, ma che si chiude in modo drastico dopo l’uscita di scena prematura e sfortunata di Soderling e un tennis femminile poco brillante.
Federico Bazan © produzione riservata