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L’Italia di Capitan Volandri spicca il volo senza Sinner e Musetti

La vittoria più significativa per la Nazionale Italiana di Coppa Davis è arrivata probabilmente nell’edizione del 2025, a Bologna. Significativa perché, a differenza delle precedenti nelle quali l’Italia vantava almeno un singolarista nei primi 10 giocatori del mondo (Panatta nel 1976 e Sinner nel 2023 e 2024), quest’anno i due assenti erano proprio Sinner e Musetti, il numero 2 e il numero 8 del ranking ATP. Capitan Volandri ha dovuto pertanto riformulare gli assetti, schierando nei singolari il numero 22 e il 56 del mondo, nonché il terzo e il sesto della classifica italiana: Cobolli e Berrettini.

La Nazionale Italiana pronta a sollevare l’insalatiera nell’edizione della Coppa Davis 2025, disputata a Bologna

Flavio Cobolli: è stato lui l’uomo Davis, lottando, correndo e vincendo le partite più difficili: contro il belga Zizou Bergs, l’incontro dei match point non sfruttati, dei tie break infiniti e contro lo spagnolo Jaume Munar, rovesciandone le sorti dopo un primo set dominato dall’iberico.
Cobolli ha dato una grande prova di attaccamento alla maglia e, soprattutto, di maturità: ha saputo ribaltare situazioni di svantaggio nel punteggio dove appariva “spento”, in situazioni dove ha innestato una marcia superiore. Contro Munar sembrava non esserci partita, ma nel secondo set Cobolli ha iniziato a comandare gli scambi e a trovare fiducia, malgrado le tante energie fisiche e mentali spese due giorni prima contro Bergs, in una partita interminabile.
Dal punto di vista tecnico, il servizio in kick e il dritto a sventaglio sono stati gli elementi chiave del gioco di Flavio nel portare a casa il match, tanto contro Bergs, tanto contro Munar. Il merito delle sue vittorie, infatti, è nato dalla propositività nel servire in kick a uscire, una soluzione che gli ha consentito di aprirsi il campo e spostarsi di dritto per comandare gli scambi.

Matteo Berrettini: è attualmente il numero 56 del mondo, ma si tratta di un piazzamento in classifica non veritiero e ingeneroso, paragonandolo al best ranking, ai risultati migliori conseguiti in passato e, soprattutto, a come ha risposto positivamente alla partecipazione in Davis.
Berrettini, qualora il fisico lo assista, dà dimostrazione, tanto nei tornei quanto nelle coppe a squadre, di essere un fuoriclasse. Essendo, per tipologia tecnica, un “attacking player”, il servizio e il dritto hanno fatto da padrone in tutti i match giocati e vinti, nei quali non ha mai perso un set contro gli avversari affrontati, grazie ad un impeccabile rendimento con la prima palla al servizio. A questo si aggiungono il tifo, la vicinanza, il sostegno continuo ai suoi compagni di squadra dalla panchina, che sono stati il coronamento di una vittoria fortemente voluta e guadagnata.

Lorenzo Sonego: sarebbe stata l’alternativa più valida nel caso in cui Cobolli non fosse sceso in campo contro Munar, dopo la maratona vinta contro Bergs. Ma il binomio Cobolli – Berrettini ha fatto sì che Sonego rimanesse in panchina ed incitasse i due singolaristi. Giocatore che si esalta in questo tipo di competizioni e che, con la grinta, riesce a trascinare la squadra alla vittoria. Tecnicamente solido, nelle varie Coppe Davis fin qui giocate, ha sempre mostrato in campo un attaccamento alla maglia per ogni punto giocato, aldilà del risultato finale.

Simone Bolelli: è un veterano, 18 anni titolare tra le file della Nazionale Italiana di Coppa Davis, protagonista indiscusso nei doppi che l’Italia ha giocato in giro per il mondo. Non ha partecipato direttamente in campo con Vavassori – in quanto sono stati sufficienti i due punti vinti nei singolari da Berrettini e Cobolli – ma la sua presenza e la sua esperienza, in questo tipo di manifestazione, sono state ugualmente molto sentite da tutta la formazione azzurra.

Andrea Vavassori: ha preso il posto di Fabio Fognini in doppio e lo sta onorando nel modo giusto. Con Bolelli c’è un’ottima intesa e Capitan Volandri può contare su un abile doppista, esplosivo da fondo campo e con buona mano sotto rete.

Filippo Volandri, il Capitano: ha portato, per tre anni consecutivi, l’Italia di Coppa Davis al successo, indovinando le scelte strategiche opportune, motivando costantemente i giocatori, assecondandone i bisogni, entrando in empatia con loro.

Il Capitano Filippo Volandri e Flavio Cobolli cantano l’Inno di Mameli durante la premiazione

Jannik Sinner: non andrebbe menzionato in quanto assente, ma la sua scelta di lasciare spazio agli altri tennisti azzurri – pur rappresentando egli stesso il presente e il futuro del tennis a livello mondiale insieme a Carlos Alcaraz – ha dato la possibilità a Cobolli e Berrettini di esprimersi al proprio meglio, senza dover dipendere dal giocatore più titolato della squadra.
Sinner ha vinto, seppur nell’assenza, la partita contro tutti quei detrattori che hanno espresso disappunto nei suoi confronti per non aver vestito la maglia azzurra. Una decisione che lascia intendere come la Nazionale Italiana di Coppa Davis possa reggersi qualitativamente e quantitativamente su tanti tennisti validi, da qui ai prossimi anni.

Fonti fermo immagini: International Tennis Federation

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L’Italia del tennis sul tetto del mondo: doppio successo storico per gli Azzurri

Il tennis italiano ha sempre vissuto fasi alterne, tra il 1976 e il 2023. Il movimento femminile e quello maschile hanno vinto, rispettivamente, la Billie Jean King Cup e la Davis Cup, in periodi diversi e molto lontani l’uno dall’altro: quando Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli trionfarono a Santiago del Cile nel 1976 e arrivarono in finale in altre tre edizioni (1977, 1979 e 1980) – mancava all’epoca un movimento del tennis femminile, allo stesso livello, che potesse affermarsi nell’allora Federation Cup.
Lo stesso discorso vale anche a parti invertite: quando Pennetta, Schiavone, Vinci ed Errani bissarono i quattro storici sigilli nel 2006 a Charleroi, nel 2009 a Reggio Calabria, nel 2010 a San Diego e nel 2013 a Cagliari – il movimento del tennis maschile faceva fatica ad arrivare in una finale di Coppa Davis.
Per la prima volta, nel 2024, si è verificata un’inversione di tendenza che ha sfatato il discorso ciclico dei due movimenti e che ha rappresentato un traguardo unico nel tennis italiano: dopo l’impresa doppia sfiorata nel 2023, l’Italia è salita sul tetto del mondo, sia con le ragazze di Tathiana Garbin, sia con i ragazzi di Filippo Volandri, nella stessa stagione, nello stesso mese, nella stessa località.


Tra i campioni del mondo, si sono confermati protagonisti assoluti del 2024 Jasmine Paolini e Jannik Sinner che, oltre ad aver vissuto a pieno l’anno della consacrazione nella propria carriera, hanno trainato le rispettive squadre al successo. Se i protagonisti sono stati Paolini e Sinner per aver conquistato i punti che contavano nelle sfide decisive, i giocatori ritrovati sono stati Sara Errani e Matteo Berrettini. Una Errani veterana, spinta a non fermarsi da una inarrestabile Paolini, ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi in doppio, più la Billie Jean King Cup, e da lì sembra stia rivivendo una seconda giovinezza tennistica, che le ricorda di quanto fosse abituata ad alzare al cielo trofei su trofei, specialmente nei doppi con la storica compagna Roberta Vinci.
Un Berrettini sull’orlo del baratro, a seguito di ripetuti infortuni e mancanza di motivazione, a seguito dell’uscita dalla top 100, ha risposto “presente” in Coppa Davis, ritrovando nel servizio e nel dritto i suoi punti di forza, proprio come quando era un top ten. I giocatori “sorpresa” sono stati, invece, Lucia Bronzetti e Andrea Vavassori per aver dato un contributo speciale alle due squadre: la Bronzetti per aver vinto il suo match di singolare contro la Slovacchia, proprio in finale, e aver garantito il primo importante punto alla formazione azzurra; Vavassori per aver rimpiazzato con onore il posto di Fabio Fognini, storico compagno di doppio di Simone Bolelli.

Il successo dell’Italia del tennis, a Malaga, è stato il coronamento e il completamento del lavoro svolto dall’intera Federazione Italiana Tennis e Padel che, dopo anni altalenanti, fatti di gioie ma anche di altrettanti periodi vuoti, ha investito tanto in attività provinciali, regionali, nazionali, strutture adeguate e corsi di formazione. Il tutto è stato finalizzato ad incrementare la pratica del tennis nei circoli sportivi, nelle scuole tennis del Sistema Italia. Da quando Jannik Sinner ha vinto gli Australian Open, gli US Open, le ATP Finals ed è diventato il numero 1 al mondo – c’è sempre più voglia di giocare a tennis a qualsiasi livello e a qualsiasi età. Il Sistema Italia è rinato con una vasta rosa di giocatori di alto livello, sia in ambito maschile che in ambito femminile, diventando una Nazione leader in tutto il mondo per quanto riguarda lo sport con la racchetta.

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Coppa Davis: la generosità di Fognini non basta a piegare l’Argentina

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L’Italia di Capitan Barazzutti, sprovvista del miglior Andreas Seppi e di Simone Bolelli, fuori per l’operazione al ginocchio, perde in quel di Pesaro contro un’Argentina concreta nei momenti decisivi. Punteggio finale a parte, la nazionale azzurra esce a testa alta da una tre giorni di Coppa Davis per certi versi beffarda: oltre all’assenza sentita di Bolelli nel doppio e ad un Seppi dolorante alla schiena, condizioni climatiche sfavorevoli hanno probabilmente inciso in maniera negativa sul rendimento e sul tennis degli azzurri. La pioggia ha rallentato visibilmente la velocità del campo, consentendo al gioco arrotato  di Delbonis di avere la meglio sulla rapidità di braccio dei nostri. Malgrado le possibili avversità, abbiamo rimontato in più occasioni da 2 set a 0 in favore dei sudamericani, sia nel doppio che nel singolare, ma ciò non è bastato per impensierire un Federico Delbonis, magari non impeccabile a vedersi, ma determinante ed efficace nei momenti chiave. Senza poi considerare un rientro spumeggiante in Coppa Davis di Juan Martin del Potro che ha fatto bene il suo dovere in doppio consentendo all’Argentina di superare gli azzurri sul 2 a 1 nella seconda giornata. Si può dire che il polso del campione argentino, seppur ancora in fase di ottimizzazione dei fondamentali, non ha di certo tremato.

Se da un lato Delbonis è stato decisivo per la formazione albi celeste, in casa azzurri la grande nota di merito arriva dal giocatore che si è caricato sulle spalle l’intera squadra, ovvero Fabio Fognini, colui che ha strappato più applausi di tutti per il cuore e la generosità offerti in campo. Generosità per le 9 ore di gioco spese e la voglia di continuare a lottare punto dopo punto fino alla fine; il giocatore che ha fatto la differenza sia nel doppio che nei singolari, se consideriamo la vittoria su un Juan Monaco inerme di fronte al dominio imposto dal ligure, alla rimonta, di poco non andata a buon fine nel doppio con Lorenzi, e ai quattro set point avuti nel quarto set contro Delbonis, non riusciti a sfruttare verosimilmente per la poca lucidità, a seguito di così tante energie spese nel corso della competizione.
Nota di merito per l’abnegazione ma anche per le giocate che non passano mai inosservate, prima fra tutte, il passante di rovescio a una mano sul match point per Delbonis. La no chalance di Fognini è una caratteristica innata che il ligure possiede in tutti i momenti del match, anche i più delicati, e questo può far riflettere su come l’Italia del tennis disponga di un talento enorme, spesso, purtroppo, criticato e mal sopportato. Se ci soffermassimo sulle sue qualità, anzichè sull’atteggiamento in campo, talvolta senz’altro rivedibile, ci accorgeremmo come Fognini possa tenere alto l’orgoglio azzurro, in quanto professionisti con le sue stesse capacità ce ne sono pochissimi, anzi nessuno. E, in Coppa Davis in particolare, ha sempre dimostrato di avere delle qualità, di tirare fuori delle prodezze dal cilindro. La vittoria indimenticabile a Napoli su Andy Murray ne è l’esempio forse più lampante.

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Coppa Davis: L’Italia di Barazzutti liquida una Svizzera senza Federer e Wawrinka

Buona la prima di Coppa Davis per l’Italia di Corrado Barazzutti che supera la Svizzera, in casa, col punteggio netto di 5 a 0, sulla terra battuta dell’Adriatic Arena di Pesaro. Una Svizzera priva dei suoi giocatori migliori, Roger Federer e Stan Wawrinka; il primo in fase di recupero per i recenti problemi al menisco, mentre Wawrinka assente per scelta personale; anche l’Italia sprovvista del suo numero 1, Fabio Fognini, rimasto ai box per infortunio.

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       L’esultanza di Paolo Lorenzi a fine match

La manifestazione si è aperta con il primo singolare che ha visto Paolo Lorenzi sfidare per la quarta volta in carriera Marco Chiudinelli. Nei precedenti, ha prevalso sempre lo svizzero, in incontri piuttosto datati e giocati tutti quanti sul veloce. Ma stavolta è arrivata la rivincita per Lorenzi sulla superficie a noi più consona.
Il tennista azzurro ha dominato l’avversario nei primi due set imponendo molto bene il suo gioco. Nel terzo set, un passaggio a vuoto ha condizionato il rendimento del senese che avrebbe subìto un calo fisico, come poi dichiarato nel post partita ai microfoni di Supertennis Tv. Chiudinelli, forte del calo di Lorenzi, da 2-0 sotto, ha portato il match al quinto set.
Il tennista elvetico ha ritrovato fiducia dal terzo in poi e ha messo Lorenzi nelle condizioni di dover ricorrere ad un gioco più difensivo; ma, dopo una grande rimonta e proprio ad un passo dalla vittoria per lo svizzero, nel quinto set, sul 5-3 e servizio, Chiudinelli ha commesso un errore dietro l’altro, forse dovuto alla foga di chiudere la pratica, consentendo a Lorenzi di rientrare sul 5-4 e avere dunque la chance di riagganciarlo.
E c’è di più. Al tennista senese, sul 5-4 e servizio, ha tremato il braccio tanto da concedere, causa tre errori non forzati, ben tre match point a Chiudinelli. Ma un grande, grandissimo coraggio dell’azzurro sul finale, ha fatto sì che quei tre match point dello svizzero venissero annullati consecutivamente. Sullo 0-40, infatti, Lorenzi ha tirato fuori tutto quello che aveva e si è preso dei rischi che alla fine lo hanno premiato, complici anche di problemi muscolari accusati da Chiudinelli a fine gara. Lorenzi ha tenuto dunque il servizio e ha vinto per 7-5 il quinto parziale.
Che dire se non sottolineare come il senese ci abbia creduto fino alla fine malgrado la situazione di punteggio ormai compromessa. Vedere il proprio avversario risalire in cattedra e rimontare due set, potrebbe far demoralizzare se non addirittura condurre alla sconfitta il giocatore che era avanti nel punteggio. Lorenzi non si è però lasciato impensierire. Sullo 0-40, ha tirato fuori il meglio di sè, giocando due o tre buoni vincenti. In questi casi si dice che la fortuna premia gli audaci e il nostro Paolo Lorenzi è stato premiato.

Seconda partita di singolare senza problemi per Andreas Seppi che ha facilmente liquidato un giovanissimo Henri Laaksonen, classe ’92, in quattro set. Seppi non ha giocato il suo miglior tennis ma, grazie alla solidità ed incisività tipiche del suo gioco, ha firmato il punto del 2 a 0, consentendo alla formazione di Capitan Barazzutti di prendersi un vantaggio cospicuo e assicurarsi il punto decisivo nel doppio di sabato.

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                                                 Coppia Seppi-Bolelli

Il giorno dopo, il grande doppio giocato dalla coppia Bolelli-Seppi ha messo il punto esclamativo sul primo appuntamento di Coppa Davis degli azzurri. I due italiani si sono sbarazzati in tre set del duo formato da Chiudinelli e Laaksonen.
Bolelli e Seppi, in fiducia, venivano dalla vittoria sul cemento di Dubai in uno dei pochissimi tornei giocati in coppia a livello ATP. Tra l’altro, primo doppio vinto dall’altoatesino in carriera. Un risultato che sicuramente ha contribuito a dare nuova linfa al gioco di Seppi in una specialità che non è la sua. Mentre, per Bolelli, niente di nuovo anche perchè di doppi ne ha giocati e vinti; ricordiamo lo storico successo agli Open di Australia in coppia con Fognini. Da quel momento in poi, il giocatore di Budrio è diventato il punto di riferimento, quasi una garanzia per Corrado Barazzutti che decide di schierarlo in doppio in ogni occasione.
Dal punto di vista tecnico, infatti, Bolelli conosce molto bene i movimenti da adottare in questa specialità; con le sue accelerazioni copre bene il campo e il servizio veloce, se messo a segno, agevola il gioco del compagno a rete. Il suo dritto, inoltre, è un colpo potente e preciso che gli consente, sulla diagonale, di trovare il corridoio e costringere gli avversari a perdere campo.

Bene anche Marco Cecchinato, giocatore giovane che, in prospettiva, può fare molto bene, specialmente su terra battuta, sua superficie preferita. Ottimo l’esordio in Coppa Davis per il palermitano che ha superato lo svizzero Adrien Bossel in due set, su punteggio ormai acquisito per l’Italia.

Il vero protagonista della prima di Coppa Davis rimane comunque Paolo Lorenzi che ha portato a casa una partita davvero complicata, dove è stato avanti nel punteggio, il suo avversario lo ha rimontato e, malgrado tre match point a favore di Chiudinelli, ha regalato il punto dell’1 a 0 alla formazione di Capitan Barazzutti.
Lorenzi continua ad esaltarsi e ad elevare il suo tennis quando ha il pubblico a favore. Anche al Foro Italico, in un paio di occasioni, giocò molto bene. Battè un ex top ten come Nikolaj Davydenko e strappò anche un set a Rafa Nadal.

L’Italia di Capitan Barazzutti attenderà, nei quarti di finale del World Group, l’Argentina, reduce dalla vittoria a Danzica contro la Polonia, in una sfida che si giocherà molto probabilmente sulla terra battuta, in casa degli azzurri e forse nuovamente a Pesaro.

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Il tifoso italiano sale sul carro del vincitore ma scende non appena la sua squadra perde

                                 Un’Italia di Barazzutti in crisi

La prima trasferta italiana di Coppa Davis dell’anno si è svolta ad Astana, in Kazakistan, sul cemento indoor del National Tennis Centre della capitale kazaka. Il capitano della squadra di casa, Dias Doskarayev, ha schierato una formazione apparentemente abbordabile per l’Italia di Corrado Barazzutti, considerate le classifiche dei giocatori kazaki convocati in campo; se da un lato apparentemente abbordabile confrontando il ranking e i bottini dei singoli elementi di entrambe le squadre, in realtà, complicata da affrontare per il tipo di clima, di superficie e di gioco che i kazaki ci hanno riservato; il tennis di Golubev, Nedovyesov e Kukushkin, tipico dei giocatori dell’Europa orientale, basato sull’esplosività al servizio e su pochissimi scambi da fondo campo, si è rivelato un gioco più ostico del previsto per la Nazionale di Capitan Corrado Barazzutti.

Nella specialità del doppio l’Italia continua a primeggiare grazie alla coppia Fognini-Bolelli ma le difficoltà maggiori le riscontriamo nei singolari. Indicativo è il bilancio relativo alle sconfitte: tre punti persi rispettivamente da Bolelli, Seppi e Fognini a fronte di una sola vittoria conquistata dal tennista altoatesino (nel singolare).
Un Kazakistan motivatissimo e generoso fino alla fine, ha lottato su ogni palla, concedendo meno di quanto ci si aspettasse; una squadra che ha meritato la vittoria se non altro per la dedizione e il sacrificio di portare a casa il risultato, sebbene, da sottolineare, con l’ausilio dalla terna arbitrale, giudici di linea e di sedia compresi.

                                          Fognini incredulo per le scelte arbitrali

Errori gravissimi commessi da arbitri più kazaki che super partes hanno, purtroppo, inciso sul morale dell’Italia di Barazzutti in maniera non indifferente.
Lo stesso capitano, immobile in panchina, era da un lato sorpreso e dall’altro piuttosto irritato; Fognini alla fine di alcuni game e in più occasioni ha scagliato a terra con foga le palline, anch’egli fortemente frustrato per le scelte arbitrali, obiettivamente del tutto discutibili; la panchina azzurra era in piedi tra il delirio e l’incredulità delle tante palle chiamate fuori e che invece erano dentro, dei tanti ace fantasma non concessi ai nostri.

Si può discutere sulle scelte, sui meriti o demeriti, sulla sfortuna e tanti altri fattori entrati a far parte del gioco.
E’ vero che il risultato finale è 3 a 2 per il Kazakistan, un 3 a 2 che costringe la Nazionale italiana allo spareggio per tentare di rimanere in vita nel World Group, ma bisognerebbe anche considerare che non sempre il successo è servito su un piatto d’argento, specialmente in una competizione beffarda come la Coppa Davis nella quale, come si è visto più volte, la classifica dei singoli giocatori è relativa.

                                 Bolelli in difficoltà contro Kukushkin

Quando il nostro Fabio Fognini battè Andy Murray in quel di Napoli, nei quarti di finale di Coppa Davis, consentendo alla formazione azzurra l’accesso per le semifinali nel World Group, tutti i tifosi italiani spesero parole di elogio nei confronti del giocatore ligure, del lavoro svolto da capitan Corrado Barazzutti, dei successi in progressione archiviati dalla squadra italiana nelle partite lottate e vinte.
Nel momento in cui è avvenuto il contrario, quando l’Italia di Barazzutti non ce l’ha fatta a raggiungere l’obiettivo, quando è stata ad un passo dal traguardo ma questo è sfuggito di un soffio, vuoi per la bravura degli avversari, vuoi per i demeriti degli azzurri e vuoi anche per un arbitraggio totalmente a nostro sfavore, ecco qua che i giudizi si sono rovesciati radicalmente.

L’Italia ha perso e non c’è dubbio, sebbene i commenti che si sono scatenati nel dopo partita nei riguardi dei tennisti azzurri e di Barazzutti, sono stati decisamente severi.
Basti leggere qualche critica sui social network, sotto alcuni post, per farsi un’idea di come molti tifosi italiani, probabilmente gli stessi che gioirono l’anno scorso della vittoria dell’Italia contro la Gran Bretagna di Andy Murray, abbiano inveito, senza scrupoli, nei confronti dei giocatori e di Barazzutti stesso.

Una sconfitta è sempre una sconfitta ma ci vorrebbe più umiltà e comprensione da parte di chi, evidentemente, non si è messo nei panni di coloro i quali ci hanno provato. E provarci, purtroppo, non garantisce sempre una vittoria.

Federico Bazan © produzione riservata

Semifinale di Coppa Davis 2014: Federer inarrivabile per Fognini

 Il successo di Roger Federer consegna alla Svizzera il punto decisivo per l’accesso alla finale

Sulla situazione di 2 a 1 per la Svizzera, Roger Federer ha avuto tutto il peso sulle spalle di vincere l’ultimo incontro, quello che avrebbe consentito alla Svizzera di approdare in finale contro la Francia. L’elvetico si è assunto egregiamente le proprie responsabilità superando in tre set Fabio Fognini per 6-2, 6-3, 7-6 e firmando così il punto del 3 a 1 che vale alla formazione di Severin Luthi l’accesso all’ultimo atto di questa appassionante competizione mondiale a squadre.
Il match ha visto un Fognini altalenante nel rendimento: nei primi due parziali il ligure è stato alle prese, come nei giorni precedenti, con la prima di servizio e il dritto, due fondamentali con i quali Fognini non ha propriamente brillato, almeno per i primi due parziali. Il giocatore di Imperia ha comunque innalzato il proprio livello di gioco, forse un po’ troppo tardi quando Federer conduceva 2-0. Nel terzo set, infatti, Fognini ha ritrovato la prima di servizio, ha mosso maggiormente Federer da una parte all’altra del campo optando per combinazioni di dritto incrociate e lungolinea ben calibrate. Lo svizzero nel terzo set ha faticato non poco contro gli attacchi tatticamente molto intelligenti di Fognini e che lo costringevano a giocare in difesa e, non di rado, a ricorrere al back di rovescio per placare le rotazioni in top del ligure.
L’unica cosa che forse Fognini avrebbe dovuto fare una volta trovatosi 4-3 al tie-break quando Federer serviva, era chiamare il challenge sulla prima di servizio dell’elvetico che era stata giudicata buona da Pascal Maria ma in realtà era fuori. Se Federer avesse servito una seconda sul 4-3 per Fognini, probabilmente sarebbe stata un’altra partita.
Fognini, al punto successivo, ha mancato un passante di dritto per una questione di millimetri e si è appellato all’ultimo falco disponibile, perdendo il punto e consentendo a Federer di andare 4-4, strappare nuovamente il servizio al ligure e passare al comando 5-4 per poi avere due servizi a favore e chiudere la partita.
Capitan Corrado Barazzutti ha affermato ai microfoni che Fognini, seppur a tratti, ha giocato anche meglio di Federer ma alla fine non è riuscito a prevalere di fronte all’esperienza e alla classe dello svizzero.
Risultato finale a parte, il cammino dei nostri in tutta la Coppa Davis è stato meraviglioso, un’avventura ricca di emozioni e che ha visto Fognini imporsi contro Andy Murray in un match storico tanto per il ligure, quanto per la sua panchina. Inoltre sono da elogiare i progressi compiuti da Simone Bolelli, un ragazzo che, nonostante gli infiniti ostacoli fronteggiati e superati in carriera come ha sottolineato peraltro il suo coach Umberto Rianna, ha dimostrato di metterci il cuore e di voler tenere testa a un campione come Roger Federer.

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Semifinale di Coppa Davis 2014: Fognini e Bolelli accorciano le distanze nel doppio contro Wawrinka e Chiudinelli

Fognini e Bolelli vincono 7-5, 3-6, 5-7, 6-3, 6-2 contro Wawrinka e Chiudinelli, risultato che scuote l’umore della Nazionale italiana

La seconda giornata della semifinale di Coppa Davis si è aperta nel migliore dei modi per l’Italia di capitan Corrado Barazzutti. Fabio Fognini e Simone Bolelli hanno portato a casa il match di doppio con gli artigli e con il cuore contro la coppia elvetica formata da Stanislas Wawrinka e Marco Chiudinelli. Partita lunghissima, durata oltre le tre ore e mezza di gioco, ha visto affermarsi la coppia azzurra al termine di un incontro in cui gli svizzeri sembravano aver preso il sopravvento dopo essersi portati sul punteggio di 2 a 1.
Bolelli e Fognini sono partiti molto bene nel primo set non fornendo ai propri avversari chance di break; nel secondo e nel terzo parziale la Svizzera ha avuto la meglio per diverse ragioni: in primis grazie al rendimento eccellente di Stanislas Wawrinka al servizio che come sempre gli regala tantissimi punti soprattutto ogniqualvolta adotti soluzioni centrali da destra all’altezza della T del servizio, delle autentiche sassate imprendibili per l’avversario; Chiudinelli è salito in cattedra mettendo a segno tanti vincenti nei game di risposta e coprendo in modo egregio il campo nei game di battuta ogni volta che Wawrinka si trovava a rete per lo schema I-Formation; Bolelli è leggermente calato nel rendimento, complice di una maggiore discontinuità e Fognini ha sempre fatto una fatica enorme nel tenere i propri turni di battuta e nel confermare il vantaggio.
Mentre i turni di servizio di Wawrinka, Chiudinelli e Bolelli scorrevano più rapidamente, quelli di Fognini erano sempre piuttosto lenti e tirati, un po’ perchè il ligure si vedeva costretto il più delle volte a ricorrere alla seconda di servizio dal momento che la prima proprio non ne voleva sapere di entrare e un po’ perchè alternava fasi di riuscita ad errori che per un giocatore del suo livello sono abbastanza elementari: dritti affossati in rete da metà campo, volèe sbagliate a campo vuoto e doppi falli hanno compromesso a più riprese il gioco di Fabio, non consentedogli di trovare la giusta continuità. Come ha correttamente evidenziato al termine della partita ai microfoni di Supertennis il suo compagno di doppio, Simone Bolelli, il match ha vissuto fasi alterne in cui si andava a segno con i colpi ma si sbagliava anche tanto.
Bolelli, al contrario di un Fognini che, ultimamente, non si trova nella sua miglior condizione di forma, è stato molto solido sin dall’inizio della gara, ha giocato molto bene sia al servizio, trovando prime palle consistenti, sia in fase di risposta, giocando dritti, rovesci e voleè vincenti. E’ stato tra i due colui che ha condotto la coppia alla gestione e alla vittoria dei punti nei momenti cruciali e colui che ha dato una scossa positiva all’Italia di Barazzutti, se non altro per un rendimento impeccabile al servizio.
L’importante, aldilà dei singoli aspetti tecnici rivedibili da parte di Fognini e lodevoli da parte di Bolelli, è l’aver conquistato il punto del 2 a 1 che, non solo va ad accorciare e dimezzare le distanze in termini di punteggio, ma può inoltre lanciare un segnale di allerta alla formazione di Severin Luthi che si vede costretto, vista la situazione, a puntare tutto su Federer onde evitare che l’Italia pareggi e a quel punto, diventi la possibile favorita per un posto in finale. Era fondamentale vincere il doppio, senz’altro per dare un’iniezione di fiducia alla panchina azzurra.

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Semifinale di Coppa Davis 2014: Fabio Fognini dominato da un brillante Stanislas Wawrinka

 Stretta di mano tra Stan Wawrinka e Fabio Fognini prima dell’inizio della gara di Davis Cup

Il secondo incontro in programma al Palexpo di Ginevra ha dato atto alla contesa tra il numero 4 del mondo Stanislas Wawrinka, a caccia del secondo punto giornaliero dopo il trionfo di Roger Federer su Simone Bolelli, e il nostro Fabio Fognini. Il match è volato via in poco più di un’ora e mezzo di gioco in favore di un Wawrinka molto convincente sin da inizio gara: tanti ace messi a referto dallo svizzero e rovesci lungolinea devastanti hanno completamente messo fuori causa il tennista di Arma di Taggia.
Continua la striscia negativa di risultati per Fognini e pare non attenuarsi, per il momento. Percentuale bassissima di prime palle di servizio e seconde piuttosto lente ed attaccabili hanno confermato una prestazione sotto tono da parte del ligure.
Wawrinka ha sempre preso in mano l’iniziativa dello scambio concedendo le briciole a un Fognini che ha riscontrato, peraltro, diversi problemi nel trovare la giusta profondità con il dritto. La partita è stata facilmente vinta dalla Svizzera con lo score finale di 6-2, 6-3, 6-2 grazie ad un Wawrinka che ha disputato una prova  da autentico numero 4 del mondo e che ha regalato alla sua squadra il punto del 2 a 0.

              Lo svizzero domina Fognini 6-2, 6-3, 6-2

Fognini, oltre ai problemi tecnici dimostrati al servizio e con il dritto, ha riscontrato notevolidifficoltà nella gestione degli scambi su una superficie veloce e dal rimbalzo piuttosto alto come quella del centrale del Palexpo di Ginevra, come ha giustamente evidenziato ai microfoni di Supertennis Corrado Barazzutti. Il capitano della formazione azzurra ha precisato che il cemento, contrariamente alla terra battuta, non è una superficie che si adatta bene al gioco di Fabio e che la sconfitta era pronosticabile contro uno dei giocatori attualmente più forti del circuito come Stanislas Wawrinka.
A questo punto, eccetto miracolo sportivo da parte dell’Italia che comporterebbe una vittoria in doppio, un ipotetico successo di Bolelli su Wawrinka e una disfatta più unica che rara di Federer contro Fognini, la formazione di Severin Lüthi si è aggiudicata un posto in finale e attenderebbe dunque la vincente tra Francia e Repubblica Ceca.

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Semifinale di Coppa Davis 2014: Roger Federer contro Simone Bolelli, una sfida tra due eleganze stilistiche

              Semifinale di Coppa Davis tra la Svizzera di Severin Luthi e l’Italia capitanata da Corrado Barazzutti

Il match di apertura della semifinale di Coppa Davis tra Svizzera e Italia ha visto protagonisti il campione di Basilea, Roger Federer opposto al nostro Simone Bolelli. Una sfida non poi così scontata come si pensava alla vigilia per l’altissimo livello di tennis espresso dal ventottenne di Bologna durante tutta la gara e per le 2 ore e 20 di gioco che sono state necessarie a Federer per regalare il primo punto alla formazione di Severin Lüthi.
Bolelli è partito molto sicuro al servizio, concedendo pochissimo allo svizzero. Da elogiare nel gioco del bolognese le progressioni con il dritto messe a segno durante gli scambi. Bolelli, infatti, quando ha avuto le chance di attaccare, non ha mai rinunciato a prendere in mano le redini del gioco spostandosi con il dritto dalla parte del rovescio e giocando accelerazioni in side-in e in side-out straordinarie, molto utili tatticamente per sorprendere e contrastare l’avversario.
Federer ha chiesto tanto al suo servizio, sia nei normali turni di battuta, sia nei momenti topici del match, quando Bolelli ha avuto tre palle break che, di fatto, non è riuscito a concretizzare per l’abilità e la forza mentale del campione svizzero.
Nel primo parziale c’è stato molto equilibrio: il tennista azzurro è entrato in campo sereno e concentrato; sapeva che davanti a sè aveva Federer ma era anche consapevole del fatto che avrebbe dovuto mettergli più pressione possibile, specialmente sulla seconda palla di servizio dello svizzero, quantomeno per provare a tenergli testa.

Federer batte Bolelli 7-6, 6-4, 6-4 nell’incontro di apertura di Coppa Davis al Palexpo di Ginevra

Nel primo set Federer, pur non avendo passeggiato, ha fatto la differenza con il servizio nei momenti chiave e tramite schemi offensivi che lo vedevano aprirsi il campo con contropiedi e attacchi in controtempo, sul rovescio di Bolelli.
Da grande campione qual’è, lo svizzero ha sfruttato l’unica chance disponibile di tutto il parziale: al tie-break, con coraggio, Federer si è avventato a rete costringendo Bolelli ad incappare in un errore non forzato. L’elvetico, una volta conquistato il mini-break nel tie-break, ha tenuto il servizio e ha così archiviato il primo parziale.
Nel secondo set Simone ha riscontrato maggiori problemi perchè Federer è salito in cattedra, non solo breakkando il bolognese ma anche riuscendo a tenere il servizio dopo che Bolelli ha avuto le chance di strapparglielo. Purtroppo per Simone, una risposta su una seconda non irresistibile dello svizzero, forse complice anche di un cattivo rimbalzo, è stata steccata e da lì in poi sono cambiate molte cose nell’economia del match.
Federer si è issato sullo score di 2 a 0 e ha giocato in scioltezza il terzo parziale, consapevole a quel punto di un risultato favorevole dalla sua parte.
Il punteggio finale che recita 7-6, 6-4, 6-4, nonostante la sconfitta del ventottenne di Bologna, è comunque un segnale positivo che lascia intravedere progressi considerevoli del tennis di Bolelli e di buon auspicio per il suo futuro.

Federico Bazan © produzione riservata

L’Italia di Barazzutti batte la Gran Bretagna e approda in semifinale

Il quarto di finale di Coppa Davis tra Italia e Gran Bretagna, disputatosi nel Tennis Club Open di Napoli, ha offerto un grande spettacolo in tre giornate nelle quali i tifosi azzurri hanno sofferto per la propria squadra e gioito uniti alla propria squadra e soprattutto tre giornate nelle quali i nostri giocatori hanno dato il massimo per portare a casa un punto fondamentale, quello che ci consentirà di approdare in semifinale a settembre contro la Svizzera.
Da subito si sapeva che sarebbe stata dura vincere contro la formazione britannica composta dall’ex numero due del mondo Andy Murray, campione indiscusso e vincitore di Wimbledon nel 2013 ma la nostra Italia capitanata da Corrado Barazzutti ha dimostrato con il carattere che i dettagli non contano specialmente in una competizione tanto affascinante quanto stravagante come la Coppa Davis, nella quale i pronostici apparentemente più scontati possono esser facilmente ribaltati. Sul discorso relativo ai pronostici e alle cifre, basti pensare alla prima giornata del quarto di finale tra Francia e Germania nella quale il numero 50 del mondo Julien Benneteau è stato liquidato in soli tre set dal numero 96 Tobias Kamke o all’incontro tra Svizzera e Kazakistan in cui il fresco vincitore dell’Open d’Australia, nonchè numero 3 del mondo, Stanislas Wawrinka ha perso in modo piuttosto netto dal numero 64 del mondo Andrey Golubev per 7-6 6-2 3-6 7-6.
La Coppa Davis ha una storia a sè e le differenze in classifica tra i giocatori disputanti sono spesso ininfluenti. Al contrario, la superficie e il tifo sono due aspetti fondamentali per i tennisti: la superficie perchè fornisce al giocatore in campo un tennis più incisivo a seconda delle proprie caratteristiche tecniche; il tifo perchè rappresenta una carica emotiva in più per il giocatore stesso.

                                                 L’Italia in semifinale

Fognini ha portato a casa due punti “mettendoci la faccia”, come egli stesso ha affermato ai microfoni di Supertennis, e non due punti qualsiasi ma due vittorie una più vitale dell’altra. La prima contro James Ward, vinta in quattro set; la seconda contro il numero 1 della formazione britannica ovvero Andy Murray, match che alla vigilia sarebbe stato il più difficile e, per certi versi, quello decisivo in quanto avrebbe decretato pareggio italiano o vittoria inglese.
Il punteggio conclusivo della partita più importante di questo quarto di finale parla chiaro: 6-3 6-3 6-4 per Fogna sebbene la partita, aldilà dello score, abbia avuto sprazzi di grande tennis, scambi estenuanti da fondo campo e emozioni a mai finire per entrambi i giocatori, dalla rabbia incontrollabile dello scozzese alla gioia incontenibile del ligure a fine match.
Per adesso sono tre i titoli in carriera conquistati da Fabio ma la vittoria schiacciante contro Murray dimostra che Fognini ha tutti i requisiti per continuare a vincere tornei e diventare il migliore giocatore al mondo su terra battuta dietro Nadal e Ferrer.
Anche Seppi ha disputato un’ottima Coppa Davis e ha affermato, infatti, di aver trovato il suo miglior tennis dopo un periodo non positivo trascorso su cemento indoor e outdoor. Seppi ha avuto tutta la pressione sulle spalle nell’ultimo match contro Ward, quello che avrebbe decretato la vittoria di una delle due formazioni. Andreas non si è lasciato impensierire dal gioco dell’inglese e ha chiuso la pratica con un secco 3-0 regalando, così, all’Italia di Barazzutti un’altra vittoria importante, una vittoria che ci consente di volare in Svizzera e di affrontare nel prossimo mese di settembre la Nazione di Roger Federer.

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