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Rischio squalifica per Sara Errani: la romagnola risulta positiva ad un controllo antidoping

Situazione delicata per la Federtennis: una delle giocatrici di punta del tennis italiano, Sara Errani, è stata trovata positiva all’arimidex, farmaco normalmente utilizzato per i casi di carcinoma mammario, il cui principio attivo è l’anastrozolo, uno stimolatore ormonale e metabolico o, in altri termini, un incentivo per l’atleta durante le prestazioni sportive. A rivelarlo, un test antidoping, dal quale emergerebbero alcune tracce della sostanza nelle urine della tennista romagnola.

Serena Williams vs Sara Errani -Internazionali BNL d'Italia 2014

La Federazione Italiana Tennis si trova dunque a dover fronteggiare un episodio con un epilogo amaro per una campionessa come la Errani che, ricordiamo, ha completato il Career Grande Slam in doppio, in coppia con Roberta Vinci, ha vinto 3 edizioni della Fed Cup e si è comportata più che discretamente anche nel singolare, dove ha comunque conquistato 9 titoli a livello WTA.
Qualcosa però è cambiato nel tennis della Errani, che ha perso gradualmente quella incisività della campionessa “fighter” di un tempo: la romagnola pare esser entrata in un vortice dal quale non è più riuscita a venirne fuori; un vortice in termini di risultati che l’hanno vista vincere l’ultimo torneo importante nel febbraio del 2016 e, da quel momento in poi, sprofondare nei tornei successivi, anche in condizioni di gioco relativamente favorevoli, se pensiamo, comunque, a molti primi turni persi sulla terra, sua superficie prediletta e contro avversarie non irresistibili (la Rodionova, la Haddad Maia e la Parmentier, solo per citarne alcune che hanno liquidato nettamente la romagnola quest’anno e che si trovano in alcuni casi fuori dalle prime 100).
Che le cose non andassero bene per “Sarita”, era evidente anche da diversi dettagli: continui problemi con il lancio di palla al servizio, errori inusuali da fondo campo per una regolarista del suo calibro, soluzioni alternative nelle corde della romagnola prevedibili e inefficaci contro le avversarie. La Errani, da ex top ten del circuito WTA, rischia, allo stato attuale, di uscire fuori dalle prime 100 e, se dovesse essere squalificata, potrebbe pagare un prezzo ancora più salato.

La speranza è che ci sia un possibile errore nelle analisi e che quindi la Errani possa essere scagionata da questa pesante accusa. Di contro, se così non fosse, auspichiamo che il movimento del tennis italiano stia vicino alla Errani in questo periodo delicato e che le sia di supporto per il proseguo della carriera professionistica.

L’augurio da parte del mondo del tennis è che torni, se non a splendere, quantomeno a riaccendersi lo spirito combattivo di una stella del tennis italiano che in passato ha regalato al nostro sport grandissimi successi.

Fonti (relative al doping e al principio attivo): Corriere della Sera

Federico Bazan © produzione riservata

Bilancio del tennis italiano relativo alla stagione 2016

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Il tennis italiano, maschile e femminile, ha vissuto un 2016 in progressivo declino se si va ad analizzare nel merito quanto accaduto nei singoli tornei disputati, in termini di statistiche (vittorie / sconfitte), punti ottenuti, posizioni nel ranking e trofei vinti.
Il 2016 è stata una stagione positiva per il tennis femminile, solo in un primo momento, con le rispettive vittorie di Roberta Vinci a San Pietroburgo, Sara Errani a Dubai e Francesca Schiavone a Rio, arrivate tutte nel mese di febbraio. Da quel periodo di auge in poi, fino a fine stagione, se si esclude l’ottima cavalcata della Vinci agli Us Open (dove la tarantina ha raggiunto i quarti di finale perdendo dalla attuale numero 1 del mondo Angelique Kerber), le tenniste italiane non sono mai riuscite a trovare quella continuità nelle vittorie che hanno consentito loro, in passato, di superare sfide importanti.

Entrando nello specifico, Sara Errani che vanta come best ranking la sesta posizione, aveva cominciato l’anno da numero 20 del mondo e, in seguito al successo ottenuto nel torneo di Dubai, aveva raggiunto la posizione numero 16. Ha chiuso però la stagione da numero 49, perdendo così 33 posizioni e 1345 punti. Errani che nel 2016, a parte il torneo di Dubai, non ha mai superato il terzo turno in nessun’altra competizione, comprese le prove del Grande Slam.

Meno negativa è la situazione riguardante Roberta Vinci, che ha aperto la stagione da numero 15, raggiungendo come best ranking la posizione numero 7, in seguito al trionfo conseguito nel torneo di San Pietroburgo; la tarantina ha tuttavia chiuso l’anno da numero 18 del ranking. La Vinci ha quindi perso 11 posizioni rispetto al suo risultato annuale massimo e ha vanificato la conquista di 3550 punti (picco raggiunto dopo la vittoria di San Pietroburgo) perdendone, similmente alla Errani, 1340 nel computo finale.

Francesca Schiavone ha avuto un sussulto di orgoglio con la vittoria nel torneo di Rio e, sebbene sia rientrata nella top 100, bissando la posizione numero 88 del ranking da numero 114 di inizio anno, ha chiuso la stagione da 103, uscendo nuovamente fuori dalle prime cento giocatrici del mondo. Nota di merito a parte, invece, per quel che riguarda il punteggio: a gennaio 2016 la tennista milanese vantava 541 punti. Ha concluso la stagione con 642 punti all’attivo, guadagnandone così 101.

Discesa netta per quanto riguarda il rendimento di Camila Giorgi che da numero 35, ha concluso il 2016 alla posizione numero 82. La marchigiana ha perso 47 piazze e 556 punti. Giorgi che, a parte il torneo di Katowice dove ogni anno si esprime al meglio, non ha mai superato un terzo turno in tutta la stagione.

Stando dunque alle statistiche e ai dati di fatto emersi dai calcoli, il tennis femminile sta attraversando un momento buio, considerando, non in ultima istanza, il ritiro di Flavia Pennetta.

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Quanto al tennis maschile, sono da evidenziare gli sforzi profusi da parte di Paolo Lorenzi che è l’unico giocatore azzurro, tra i nomi più noti, che ha chiuso il 2016 con un bilancio positivo, nel ranking, nel punteggio e nei risultati. Il senese, infatti, da numero 68, ha concluso la stagione in bellezza piazzandosi alla posizione numero 40 e guadagnando 365 punti complessivi.

A parte Lorenzi, Fabio Fognini ha perso 28 posizioni ed, infatti, da 21 del mondo, è sceso a 49. Ha avuto sì delle prestazioni degne di nota, se pensiamo alla vittoria nel torneo ATP 250 di Umago e alla finale raggiunta nell’ATP 250 di Mosca, ma minimamente paragonabili al Fognini sensazionale del 2013.

Momento nero anche per Andreas Seppi che ha perso 58 piazze in classifica e 695 punti. Da numero 29 del ranking, l’altoatesino ha chiuso la stagione al numero 87, smarrendo quella solidità e continuità nel rendimento che lo hanno sempre distinto.

Infine, periodo particolarmente sfortunato per Simone Bolelli che ha giocato solo metà stagione per via di un infortunio che lo ha tenuto fuori dal mese di giugno ad oggi. Non giocando più, naturalmente, da numero 58, il tennista di Budrio è sprofondato alla posizione numero 464 del mondo.

Se si fa eccezione per Paolo Lorenzi e Francesca Schiavone che sono gli unici due tennisti, tra i nomi di spicco, a vantare un bilancio stagionale positivo in termini di punti, il movimento del tennis italiano avrebbe bisogno di una reazione generale, di una scossa che fin’ora non si è vista. Le nuove generazioni composte da Matteo Berrettini, Matteo Donati, Martina Trevisan, Jasmine Paolini stanno crescendo a poco a poco ma al tempo stesso stentano nel farsi notare nelle competizioni di maggiore prestigio. Se è vero che ogni cosa arriva a suo tempo, è altrettanto vero che, rispetto agli anni passati, il tennis italiano sta vivendo un periodo di stasi evidente.

Federico Bazan © produzione riservata

Vinci, Errani e Schiavone fanno il tris

Difficile che capitino insieme ma, a volte, le prodezze sportive arrivano una dietro l’altra. Ebbene, l’Italia del tennis femminile porta a casa tre successi consecutivi firmati Roberta Vinci, Sara Errani e Francesca Schiavone, la triade vincente del tennis italiano che continua a far sognare ad occhi aperti gli appassionati. Prima il trionfo della Vinci a San Pietroburgo, torneo Premier, il decimo nella carriera della tarantina; poi la vittoria di Sara Errani a Dubai, altro Premier, nono sigillo per la romagnola. Infine il ritorno della leonessa d’Italia, Francesca Schiavone, che sorprende tutti a Rio De Janeiro conquistando il suo settimo titolo in carriera a distanza di tre anni dalla sua ultima apparizione in una finale di un torneo WTA.

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                Roberta Vinci con la coppa del torneo di San Pietroburgo

Alla vigilia, nessuno si sarebbe aspettato prestazioni così convincenti da parte delle tenniste azzurre: Roberta Vinci, dopo l’impresa gloriosa in quel di New York, ha recentemente annunciato che questa sarebbe stata la sua ultima annata da tennista professionista nel tour. La tarantina aveva infatti rilasciato, in alcune interviste, come il tennis stesse diventando per lei monotono, non più un divertimento. Sembrava che Roberta, dopo quel traguardo inedito conseguito sui campi di Flushing Meadows, avesse perso la voglia di continuare a competere ad alti livelli.
Vinci che, dopo l’affermazione nel torneo di San Pietroburgo, durante il giorno del suo 33esimo compleanno, ha visto due volte scalfito il numero 10 al computer: diventa per la prima volta top ten, piazzandosi proprio al decimo posto della race e, con la vittoria su Belinda Bencic nella finale del torneo russo, arriva a quota dieci titoli WTA.
La campionessa pugliese si è imposta su Belinda Bencic, giocatrice svizzera, giovane promessa per l’avvenire del tennis mondiale che, all’età di 18 anni, è già tra le prime dieci del mondo; in questo caso, tra la freschezza e l’esperienza, ha prevalso l’esperienza di Roberta Vinci che ha ostacolato efficacemente il gioco della Bencic con le sue variazioni e con una grande resa al servizio. Gioco della Vinci che risulta comunque fastidioso per le giocatrici cui piace giocare di ritmo e in modo monotematico. La Bencic ha dimostrato un talento da vendere anche se è ancora troppo acerba per competere con tenniste esperte del calibro della Vinci che sanno variare il ritmo degli scambi e conoscono soluzioni tattiche diverse dalle tante giocatrici odierne, impostate su potenza, spinta e fisicità.

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                   Sara Errani bacia il trofeo del torneo Premier di Dubai

Analogamente, Sara Errani, storica compagna di doppio della Vinci, che ha vissuto un inizio di 2016 non particolarmente brillante, ha dichiarato come facesse fatica a gestire la tensione; fatto piuttosto paradossale se pensiamo con quanta autorevolezza abbia liquidato le sue avversarie nel corso del torneo di Dubai (tra l’altro il primo torneo Premier vinto dalla Errani su cemento indoor). Errani che continua comunque ad impreziosire il pubblico con le sue giocate, malgrado le difficoltà patite nell’ultimo periodo.

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La gioia di Francesca Schiavone dopo tre anni dalla sua ultima vittoria in una finale WTA

Stavolta è però Francesca Schiavone la sorpresa più grande: la leonessa d’Italia è tornata a ruggire sulla terra battuta dopo tre anni dalla sua ultima finale disputata. Quasi non se ne sentiva più parlare di una giocatrice che comunque, ricordiamo, ha vinto il Roland Garros nel 2010 e l’anno dopo è arrivata in finale. Ebbene, la leonessa d’Italia ha tirato fuori la grinta da situazioni di svantaggio, come successo nella finale contro la giovane americana Shelby Rogers, giocatrice insidiosa, provvista di accelerazioni notevoli da fondo campo. La Schiavone era sotto nel punteggio ma ha poi trovato la chiave dell’incontro mettendo la Rogers nelle condizioni di subire l’impeto della milanese. Schiavone che, con grinta ed esperienza, ha prevalso su un’altra giocatrice promettente ma ancora piuttosto acerba. A fine incontro, la gioia incontenibile e la commozione di Francesca durante i ringraziamenti al pubblico. Una Schiavone che non si vedeva così entusiasta dai tempi del Roland Garros, forse anche più emozionata dell’ultimo successo sulla terra parigina del Philippe Chatrier.

Il tennis italiano, dunque, almeno in campo femminile, si riscatta dopo un esordio amaro in Fed Cup a Marsiglia e dimostra di poter ancora dominare gli scenari del panorama tennistico attuale. Mentre, nel frattempo, sono in attesa di conferme le nuove generazioni che vedono una Camila Giorgi in fase di stallo e una Martina Caregaro in lenta ascesa.

Federico Bazan © produzione riservata

 

Sara Errani e Roberta Vinci mettono il punto esclamativo alla loro collaborazione in doppio

            Le Chichis terminano una collaborazione storica per il tennis italiano

Tanto improvvisa quanto inaspettata la decisione presa da Sara Errani e Roberta Vinci in merito alla separazione del famoso duo “Chichis”.

La coppia femminile più forte della storia del tennis italiano, formata dalla romagnola e dalla tarantina, si è rivelato per anni un connubio invulnerabile, un doppio così affiatato che spesso, visti i molteplici successi all’ordine del giorno da parte di entrambe, non faceva neanche più notizia un loro torneo vinto.
La Errani e la Vinci, infatti, oltre a detenere il primato in doppio e a vantare un saldo positivo negli scontri diretti con le avversarie, si sono imposte in tutti i tornei possibili e immaginabili, di livello International, Premier, Tier e Grande Slam.

Tra i sigilli più importanti ottenuti dalle Chichis ricordiamo 22 trofei a livello WTA, comprese tutte le edizioni del Grande Slam di cui una, gli Australian Open, vinta per due volte consecutive (2013 e 2014).
La romagnola e la tarantina sono rimaste in vetta al ranking, difendendolo in maniera egregia per più di due anni, a dimostrazione di quanti sacrifici abbiano speso sul campo e del grandissimo livello di determinazione impiegato in tutti i tornei, contro qualsiasi avversaria; dai colossi Williams, passando per Makarova e Vesnina, arrivando ad avversarie non meno modeste come Sania Mirza e Cara Black.

Entrambe, sui loro profili Facebook, hanno rilasciato un messaggio rivolto a tutti i fan:
“Ciao a tutti.
Dopo una splendida avventura durata tanti anni che ci ha portato al raggiungimento di grandi traguardi, vi scriviamo questo comunicato per informarvi della decisione che abbiamo preso di interrompere la nostra collaborazione in doppio.
Abbiamo investito moltissime energie, sia mentali che fisiche, per riuscire ad ottenere i risultati che abbiamo conquistato e di cui siamo molto orgogliose, per questo sentiamo la necessità di fermarci e tirare un po’ il fiato. Vogliamo entrambe intraprendere una nuova strada all’interno della nostra carriera personale per provare a raggiungere nuovi traguardi e a regalarvi nuove soddisfazioni.
Col sorriso sulle labbra e da numero 1 al mondo ci teniamo specialmente a ringraziare tutti i nostri tifosi e i nostri fans per averci sempre sostenuto, è stato un onore per noi rappresentare insieme il nostro Paese…”

Fa un effetto strano non poterle più vedere in campo, dopo anni di successi straordinari, con quella grinta, quella passione, quel trasporto che da sempre le hanno distinte.
Avrebbero potuto continuare a giocare insieme senza troppi patemi. Hanno deciso, tuttavia, da grandi professioniste quali sono, di dedicarsi al singolare dove, contrariamente al doppio, hanno brillato un po’ di meno.
Grandi professioniste perchè, anzichè limitarsi a vincere altri prize money in doppio da numero 1 del mondo, hanno optato per una scelta differente, andando in un certo senso contro il loro interesse.

Si sa, difatti, come nel singolare cambi tutto.
Mentre nel doppio, un giocatore compensa i limiti dell’altro, come si è verificato proprio nella coppia Errani – Vinci, nella quale la prima è più solida da fondo campo e la seconda è più brava a rete, nel singolare, le responsabilità ricadono tutte sulle proprie spalle.

Dedicarsi al singolare, il che vuol dire affrontare a muso aperto Serena Williams, Maria Sharapova, Petra Kvitova, Ana Ivanovic, Eugenie Bouchard, dopo anni di continue conferme in doppio e soprattutto da numero 1 del mondo, è segno di grande professionalità e rappresenta un’esame di maturità non indifferente da parte di entrambe.

Federico Bazan © produzione riservata

Sara Errani, uno dei più grandi esempi di determinazione nello sport

Nel tennis odierno la preparazione atletica e mentale, il fisico e l’interpretazione della partita hanno un impatto notevole sulle giocatrici e sul loro rendimento. La gran parte delle tenniste del circuito WTA, oltre ad essere ben impostate tecnicamente e fisicamente, hanno la capacità di accelerare la palla con maggiore velocità rispetto alle professioniste del passato. Solo per fare alcuni nomi: Serena Williams, Maria Sharapova, Ana Ivanovic, Petra Kvitova, Ekaterina Makarova, Camila Giorgi e tantissime altre spingono la palla con una facilità impressionante.
Colpi tesi, rapidi e penetranti come possono essere il dritto della Ivanovic o della Kvitova, il rovescio della Sharapova e la prima di servizio della Williams, rendono queste giocatrici le migliori al mondo.

Il tennis non ha sempre e solo le stesse protagoniste. Ci sono alcune eccezioni di merito, come la nostra Sara Errani.
La romagnola, oltre ad essere una giocatrice che si differenzia sia nel fisico che nel gioco dalla maggior parte delle sue colleghe del circuito, rappresenta uno dei più grandi esempi di determinazione nel tennis e non solo.
La Errani, è vero, non avrà la potenza nel braccio pari a quella di una Williams, di una Sharapova o di una Kvitova, ma è sempre lì a battagliare sul campo palla dopo palla, punto dopo punto.
La capacità difensiva, la regolarità e la solidità sono alcuni dei pregi più grandi della romagnola ma non solo… anche la varietà di gioco. Sara ha nelle corde diverse soluzioni: la palla corta, il lob, il passante, la volèe. E, per fare queste cose, i 164 cm di altezza della Errani non contano. Contano la tecnica, la sensibilità nella mano, l’intelligenza tattica.
Martina Navratilova si pronunciò in merito al tennis della Errani, elogiandola per le sue qualità tecnico-tattiche: “Lei colpisce tutti i colpi come si deve. Sara Errani ha una grande selezione di colpi. Dentro di sé, elabora molto bene il gioco”.

Nel tennis moderno la mole e l’altezza risultano parte integrante dello sviluppo completo di una giocatrice ma non sono tutto. Ci sono giocatrici relativamente alte che servono bene come la Kvitova e le sorelle Williams così come alcune che non hanno nel servizio il loro cavallo di battaglia, ad esempio la Ivanovic e la Sharapova, decisamente più efficaci con le accelerazioni da fondo campo anzichè con il servizio.
Allo stesso modo, ci sono giocatrici più basse di statura come la Halep, la Suarez Navarro, la Cibulkova che, comunque, servono una prima palla consistente e da fondo campo sono molto competitive, come del resto anche le nostre tenniste: Errani, Vinci, Giorgi e Pennetta.

La Errani mantiene il primato in coppia con Roberta Vinci in doppio, con la quale è stabile alla prima posizione del ranking WTA da più di un anno e con la quale ha vinto ben 5 edizioni del Grande Slam (due Australian Open, un Roland Garros, un Wimbledon e uno Us Open).
In singolare è stata una top ten per tanto tempo; ha sfiorato il sogno di vincere il Roland Garros, negatogli da una Sharapova inarrestabile, a dimostrazione di quanto il cuore, la voglia di crederci e la capacità di rovesciare le aspettative, siano più importanti di una prima palla di servizio.

La Errani ha un grande spirito di sacrificio. Quando le avversarie metteno i piedi dentro al campo per rispondere al suo servizio, Sara è sempre pronta ad inseguire la palla e a ribatterla nel campo avversario, costi quel che costi. La solidità onnipresente della romagnola costringe spesso e volentieri l’avversaria all’errore.

Sara è un grande esempio per tutti, amatori, dilettanti e professionisti perchè, malgrado tutti i limiti che una giocatrice come lei possa avere per via del fisico e della stazza, ha la dote naturale di non mollare mai. E, grazie a questo grande pregio, ha vinto tanto.

Federico Bazan © produzione riservata