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Kim Clijsters torna a giocare in una partita di esibizione

                                          La premiazione di Andrea Petkovic e il ritorno di Kim Clijsters

Era dal 2008 che il torneo Premier di Anversa non si giocava sul tappeto indoor dello Sportpaleis Merksem, palazzetto sportivo della piccola località delle Fiandre.
La penultima edizione disputata fu vinta da Justine Henin. L’ex campionessa belga si impose in finale con un doppio 6-3 sulla nostra Karin Knapp. Quattro anni prima, nel 2004, Kim Clijsters, connazionale della Henin, ebbe la meglio su un’altra tennista italiana, Silvia Farina.

L’ultimo atto del torneo di Anversa di quest’anno non ha mai smesso di stupire.
La Suarez Navarro, che ha giocato un torneo stellare, battendo la Giorgi in rimonta, sotto 6-1 nel primo set e la Niculescu in tre set lottati, ha rinunciato, proprio sul più bello, a scendere in campo per problemi fisici, dopo tutti gli sforzi prodotti e ripagati nel corso del torneo.
La cavalcata della giocatrice iberica è stata una sequenza di vittorie che l’ha vista imporsi sulla Giorgi, la Niculescu, la Schiavone e la Pliskova.
In finale la giocatrice di Las Palmas de Gran Canaria avrebbe dovuto affrontare Andrea Petkovic che proveniva da una striscia positiva di risultati in seguito ai successi sulla Cibulkova e la Zahlavova-Strycova, battute anche piuttosto nettamente dalla tedesca.

               La famiglia e il tennis: un binomio indelebile nella vita della Clijsters

A sostituire la Suarez Navarro, vista la sua impossibilità nel giocare, è scesa in campo, per la gioia del pubblico di casa, Kim Clijsters.
L’ex campionessa belga, nuova direttrice del torneo di Anversa, ha giocato contro la Petkovic in un incontro di esibizione. E c’è da dire che è sorprendente, non solo il risultato di 5 giochi a 3 in favore della Clijsters, dopo anni e anni che non disputava una partita nel circuito maggiore, ma soprattutto la qualità del suo gioco.

La Clijsters ha dato prova che le sue corde sono tutt’altro che arrugginite. Pur avendo messo su qualche chilo in più, la veterana del tennis belga ha realizzato dei recuperi in back in scivolata uguali a quelli dei tempi d’oro.
Malgrado la lontananza dal circuito, la belga non ha perso le misure del campo, la velocità dei colpi e l’elasticità negli spostamenti laterali. Tant’è vero che la stessa Petkovic, a fine gara, l’ha esortata scherzosamente ai microfoni di tornare a giocare, visto il grande livello di tennis espresso durante il match di esibizione.

La Clijsters si è sempre distinta per un tipo di gioco offensivo e difensivo al tempo stesso. Dotata di un dritto e di un rovescio penetranti, di un’intelligenza tattica notevole, di una capacità di accelerare la palla nei momenti chiave dello scambio dopo essersi lavorata ai fianchi la propria avversaria senza forzare, è anche capace di ricorrere a soluzioni differenti come il back in scivolata e la palla corta durante un palleggio serrato.

Per quel che riguarda il palmarès, si potrebbe scrivere un libro sulla Clijsters.
Solo qualche numero: 4 tornei del Grande Slam in singolare, 2 in doppio e 41 trofei complessivi (incluse le prove del Grande Slam).

Nell’ultima parte della carriera la Clijsters si è dedicata maggiormente alla famiglia, mettendo in secondo piano il tennis. Molti pensavano che avrebbe potuto continuare a giocare, a vincere.
L’ex giocatrice belga non ha perso nulla di tutto ciò che aveva sul campo ma ha deciso di voltare pagina, probabilmente per sempre, sicuramente senza rimpianti.

Federico Bazan © produzione riservata

Il ritiro di Li Na dal circuito WTA

                                                   Li Na – Australian Open 2014

Li Na, dopo aver vissuto una carriera durata quindici anni e costellata da profonde gioie e sventure, ha annunciato il 19 settembre 2014 il ritiro dal tennis professionistico tramite una lettera ricchissima di parole toccanti nella quale ha ricordato tutti i momenti più belli vissuti sul campo, le emozioni provate, le vittorie e i sigilli di una carriera intensa ma anche tutti quei momenti ricoperti dai tanti infortuni al ginocchio che l’hanno tormentata, l’hanno vista operarsi quattro volte (tre al ginocchio destro e una al sinistro come ha affermato nella lettera la stessa giocatrice cinese) e l’hanno costretta al ritiro dalle competizioni.
La giocatrice di Wuhan ha dichiarato: << rappresentare la Cina sul campo da tennis è stato un privilegio straordinario e un vero onore. Avere l’opportunità unica di trasmettere con maggiore attenzione lo sport del tennis in Cina e in tutta l’Asia è qualcosa di veramente straordinario. Ma nello sport, come nella vita, tutte le grandi cose devono finire.
Il 2014 è diventato uno degli anni più importanti della mia carriera e della mia vita. Quest’anno è stato ricco di momenti incredibili, sono riuscita a vincere il mio secondo titolo del Grande Slam agli Australian Open e ho condiviso questa esperienza straordinaria con il mio Paese, la mia squadra, mio marito e i miei fan. E’ stato anche un anno pieno di momenti difficili, come quello di avere a che fare con l’inevitabile e che mi ha costretta a porre fine alla mia carriera da professionista >>.

                                                 Nadal ricorda la Li

La Li, a prescindere da come sia andato il 2014 che per lei si è aperto meravigliosamente grazie alla conquista degli Australian Open e si è poi concluso infelicemente a causa dei continui problemi al ginocchio, ha tenuto altissimo l’onore e l’orgoglio di una Nazione composta da 1,4 miliardi di abitanti come la Cina, nella quale il tennis non ha mai goduto di una grande tradizione al contrario, ad esempio, di altri sport come le arti marziali e il tennistavolo. La giocatrice di Wuhan è stata infatti la prima nella storia del tennis cinese ed asiatico ad essersi aggiudicata due titoli del Grande Slam, il Roland Garros e l’Australian Open e la prima ad aver rappresentato la Cina nella Fed Cup, la competizione mondiale a squadre del circuito WTA.
Nonostante i ripetuti incovenienti fisici, la carriera della Li non è stata poi così breve; la cinese, infatti, entrò a far parte del circuito ITF nel 1999 iniziando a gareggiare in tornei minori per poi esordire nel circuito WTA un anno dopo.
Nel 2004 la cinese archiviò il suo primo titolo, peraltro ottenuto in casa, nel torneo di Guangzhou dove si impose ai danni della slovacca Martina Suchà per 6-3, 6-4 ma, dopo questa vittoria, i suoi supporters hanno dovuto attendere quattro anni per rivederla all’opera nella conquista di un torneo WTA e ben sette anni per assistere al boom tennistico che l’ha vista affermarsi nell’Open di Francia contro Francesca Schiavone per 6-4, 7-6 e, più tardi, nell’Open d’Australia contro Dominika Cibulkova per 7-6, 6-0.
Contrariamente a molte altre sue colleghe del circuito, la Li non ha brillato in una primissima maturità tennistica visto che, oltre al torneo di Guangzhou che risale ad un lontano 2004, non ha vinto nient’altro dal 99′, anno dell’esordio, fino al 2008. La seconda parte e il finale di carriera hanno fatto la differenza evidenziandone tutte le qualità, inizialmente inespresse, che le hanno consentito di entrare nella top 10 e di competere alla pari con le migliori giocatrici del mondo.
Tecnicamente era una giocatrice molto pulita nei colpi e capace di tirare fuori dalle corde colpi inusuali per altre tenniste come il rovescio dal centro del campo a sventaglio, giocato in diagonale e in lungolinea oltre ad un servizio molto veloce e preciso. Le accelerazioni della Li erano notevoli in termini di velocità in quanto dotata di un grande impatto ed anticipo sulla palla.
A livello di correttezza in campo, la cinese è sempre stata ineccepibile tanto con le avversarie quanto con i giudici di sedia. A detta di alcune colleghe, la Li è una delle giocatrici più sportive ed educate del circuito: mai una parolaccia, mai una parola fuori luogo, mai un’arrabbiatura eccessiva… insomma, una vera signora!
Dopo il ritiro, tantissime colleghe della cinese tra cui Serena Williams, Caroline Wozniacki, Ana Ivanovic, Angelique Kerber, Sara Errani, Jelena Jankovic e Julia Goerges hanno ricordato la Li con dei tweet e con delle foto. Anche nel circuito maschile Rafa Nadal e Fabio Fognini hanno reso omaggio alla campionessa cinese.

Federico Bazan © produzione riservata

Camila Giorgi fa e disfa: vince con Wozniacki e Muguruza ma perde con Rybarikova

                                                 Giorgi – Wozniacki: 6-4, 6-2

Il cammino di Camila Giorgi nel tabellone del Premier di New Haven, ultimo torneo su cemento americano in vista degli Us Open, si è rivelato molto positivo, o almeno secondo quanto evidenziano i numeri e il gioco fino ad oggi da lei espresso; la tennista di Macerata ha fatto sognare per due giorni consecutivi tutti i sostenitori azzurri giocando un tennis formidabile ed eliminando nettamente la ex numero 1 del mondo Caroline Wozniacki in soli due set per 6-4, 6-2 e la giovanissima Garbine Muguruza, tennista spagnola classe ’93 e già numero 26 del mondo a soli 20 anni, sconfitta in tre set dalla marchigiana per 6-4, 6-7, 6-2.
La Giorgi non ci ha pensato minimamente di subire il gioco delle avversarie: ha liquidato agevolmente Coco Vandeweghe 6-3, 6-1 dilagando sia nel primo che nel secondo parziale; contro la Wozniacki ha sempre preso in mano il comando delle operazioni, conducendo il match nei momenti chiave e tirando una raffica di vincenti sui quali la danese non ha potuto opporre alcuna resistenza; sulle seconde palle della ex numero 1 del mondo la Giorgi ha trovato risposte imprendibili, delle vere e proprie sassate che lasciavano sul posto la Wozniacki. Da sottolineare la forza di volontà della nostra tennista che non ha mai mollato una palla e non ha mai concesso chance all’avversaria di rientrare in partita.
Nel match di terzo turno la tennista di Macerata ha faticato maggiormente ma ha comunque portato a casa una partita non facile contro la tennista iberica Garbine Muguruza che, a soli 20 anni, è numero 26 del ranking e che sta mostrando con grande convizione e delle capacità non indifferenti di poter raggiungere grandi risultati in breve tempo.
A sbarrare la strada della Giorgi ci ha pensato la numero 68 del mondo Magdalena Rybarikova, giocatrice slovacca classe ’88, capace, al servizio, di togliere il tempo all’avversaria eseguendo ottimi serve & volley e, in situazioni difensive, di ricorrere a tipi di soluzioni insolite come palle senza peso che il più delle volte hanno costretto all’errore la marchigiana.
Camila ha riscontrato notevoli difficoltà contro la Rybarikova, una giocatrice più debole in classifica ma che, con il suo gioco particolare, l’ha mandata fuori palla; non è un caso che si sia lasciata più volte ingolosire dagli schemi difensivi della slovacca che le giocava palle morbide e senza peso con l’obiettivo di invitarla a forzare i colpi.
La Giorgi trovava sì delle risposte vincenti ma il più delle volte commetteva errori anche piuttosto elementari come risposte sulla seconda palla di servizio affossate in rete o su palle a tre quarti campo spedite in tribuna. Tecnicamente, se la Giorgi aggiungesse una nuova dimensione al suo gioco ricorrendo con maggiore frequenza alle rotazioni in top spin, potrebbe ottenere risultati migliori contro avversarie del calibro della slovacca.
Per Camila, quello di New Haven è stato obiettivamente un buon torneo considerate le grandi vittorie su due giocatrici ostiche come la Wozniacki, ex numero 1 del mondo, e la Muguruza. Le premesse per una Giorgi con una classifica migliore di quella attuale ci sono.
Ci auguriamo di vederla nella top 20 nel giro di un anno.

Federico Bazan © produzione riservata

Wta Premier di Stoccarda 2014

                                                       Locandina del Premier Wta di Stuttgart

Il Porsche Tennis Grand Prix è il torneo femminile che ogni anno, in vista del Roland Garros e prima degli Internazionali di Roma, si disputa nella Porsche Arena di Stoccarda su terra battuta indoor.
La campionessa in carica è Maria Sharapova che si è imposta tre volte consecutive, dal 2012 ad oggi battendo in finale Victoria Azarenka (2012), Li Na (2013) e Ana Ivanovic (2014).
Quest’anno la russa ha affrontato nell’ultimo atto del torneo Ana Ivanovic, numero 12 del mondo che, nonostante la sconfitta, ha dato filo da torcere alla siberiana.
Il primo set se l’è aggiudicato agevolmente la Ivanovic per 6-3. Molto consistente il gioco della serba: ace e prime di servizio in slice a costruire, ottimo controllo e gestione di palla con il dritto, rovesci lungolinea vincenti e colpi in back molto insidiosi da parte della Ivanovic, non hanno permesso alla Sharapova di comandare gli scambi da fondo campo nell’arco del primo set e parte del secondo.

                                         Maria Sharapova e la sua Porsche

La russa, inizialmente titubante e poco incisiva, ha ribaltato in suo favore l’inerzia del match non appena la Ivanovic ha cominciato a servire più seconde palle e a fare continuamente “il tergicristallo” sulle accelerazioni dell’avversaria.
Il secondo set ha decretato l’andamento finale. La Sharapova ha ritrovato il suo tennis, ha innalzato il livello di gioco mettendo a segno più vincenti e ha brekkato la serba incamerando il secondo set per 6-4.
Nel terzo parziale la Ivanovic si è disunita, consapevole della crescita piuttosto evidente della sua avversaria, consentendo così alla russa di prendere il volo, vincere comodamente il terzo set per 6-1, alzare al cielo il trofeo dopo un anno di distanza e soprattutto confermare quel periodo di forma che tanto le è mancato nel 2013 dopo il Roland Garros, un anno critico per la Sharapova in termini di infortuni.
Il penultimo torneo vinto dalla russa risaliva proprio al Premier di Stoccarda del 2013, nel quale battè per 6-4 6-3 l’attuale numero 2 del mondo, Li Na.
La campionessa di Njagan, oltre al montepremi, ha avuto in regalo una Porsche che l’anno scorso regalò al fidanzato Grigor Dimitrov. Chissà che se ne farà quest’anno…
Da sottolineare comunque, oltre ad una Sharapova rinata e ritrovata nel suo gioco, una Ivanovic che esce a testa alta da un torneo in cui ha eliminato in sequenza Lisicki, Goerges, Kuznetsova e Jankovic dando la sensazione di tornare a sprazzi la campionessa del 2008, anno nel quale la serba vinse il suo primo e, fin’ora, unico torneo del grande slam sulla terra rossa di Parigi.

                                                                                                                                                                                                     Federico Bazan © produzione riservata

Finale del torneo Wta di New Haven

                           Trofeo di New Haven per Simona Halep

Sabato 24 agosto si è giocata la finale del torneo Pilot Pen Tennis di New Haven, città del Connecticut, che ha ospitato le migliori tenniste al mondo in vista ed in preparazione dell’ultimo grande slam stagionale, gli Us Open. A contendersi il titolo quest’anno sono state la ceca Petra Kvitova, numero 10 del mondo e la sorprendente giocatrice rumena Simona Halep, numero 23 del ranking che sta vivendo un anno magico scalando la classifica mese dopo mese; è un 2013 nel quale la rumena ha fatto vedere il suo miglior tennis a partire dagli Internazionali Bnl d’Italia dove aveva eliminato, iniziando dalle qualificazioni, Alice Balducci, Daniela Hantuchova, Agnieska Radwanska, Roberta Vinci, Jelena Jankovic per poi cedere in semifinale alla vincitrice del torneo, vale a dire Serena Williams. Dopo il torneo di Roma, è emerso tutto il talento della Halep che ha vinto consecutivamente, nel giro di tre mesi, Norimberga, S’Hertogenbosch, Budapest e New Haven, peraltro dimostrando di poter competere e di sapersi adattare su tutte le superfici.
La finale di ieri è stata a senso unico; la rumena ha trionfato con il punteggio netto di 6-2 6-2 in poco più di un’ora di gioco di fronte ad una Kvitova aggressiva e vincente solo per i primi 10 minuti di match ma impaziente e fallosa per tutto il resto della gara. Tanti gli errori per la ceca che affossava risposte in rete o le spediva fuori. La Halep, al contrario, ha gestito il match tirando vincenti nei momenti chiave, senza fretta e con lucidità; dritti incrociati e rovesci lungolinea hanno scardinato la resistenza della Kvitova, la quale era in evidente difficoltà sia al servizio che in risposta. Ottima la resa alla battuta della rumena, specialmente con la prima palla di servizio che le ha regalato la maggior parte dei punti e le ha consentito di comandare gli scambi da fondo facendo spostare l’avversaria da una parte all’altra del campo.
Quello di New Haven è il quarto torneo che Simona Halep si aggiudica in carriera e, grazie a questo titolo conseguito, si guadagna la posizione numero 19 del ranking Wta risultando, a 21 anni, la più forte delle attuali 10 tenniste rumene appartenti al circuito internazionale.

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Il ritiro di Marion Bartoli dal tennis professionistico

                  La Bartoli annuncia il ritiro

Esce di scena a sorpresa la tennista francese Marion Bartoli che, all’età di 28 anni, ha annunciato il ritiro dal circuito Wta giovedì 15 agosto in seguito all’ultimo match disputato sul cemento americano di Cincinnati contro Simona Halep. Decisione presa alla svelta e che ha colto tutti alla sprovvista visto l’eccellente rendimento e la vittoria della transalpina nel torneo di Wimbledon di quest’anno. La Bartoli aveva un sogno nel cassetto: quello di vincere almeno un torneo del grande slam; sogno che poi si sarebbe avverato eliminando in due set Sabine Lisicki nell’ultimo atto del torneo londinese.
Considerato che, generalmente, i campioni e i giocatori di tennis si ritirino annunciando in anticipo la propria uscita di scena dal professionismo ed in seguito ad un periodo di discesa in termini di risultati, quello della Bartoli è risultato un ritiro inaspettato ed insolito. Inaspettato per la rapidità di scelta con cui la francese ha abbandonato il tennis (solo dopo il match contro la Halep ha annunciato di voltare pagina); insolito per aver lasciato il suo sport dopo un periodo di ascesa (recente vittoria di Wimbledon del mese di luglio).

                             La commozione della francese

La francese, in lacrime per l’emozione, ha motivato in conferenza stampa la decisione del ritiro dal tennis professionistico affermando di aver accusato problemi fisici che non le avrebbero consentito di continuare a giocare.
C’è chi ha pensato ci fosse stato dell’altro che abbia spinto la giocatrice a dire addio al tennis. Non sono mai mancate critiche e prese in giro da parte del pubblico a causa delle reazioni e dei vizi della Bartoli in campo. I giudizi sono risultati spesso duri e severi nei suoi confronti; basti leggere i commenti sui social-network ove la Bartoli è stata schernita ed aspramente criticata per atteggiamenti ritenuti scontrosi ed arroganti e per lo stile di gioco atipico.
Le pressioni subite dalla giocatrice transalpina erano probabilmente troppo elevate, sia per l’insoddisfazione e le critiche di un pubblico tutt’altro che rispettoso sia per un padre che avrebbe desiderato maggiori successi della figlia.
Sta di fatto che ieri è terminata la carriera di una tennista che avrebbe potuto continuare a giocare, non appena risolti i problemi fisici, ma che ha preferito mettere da parte la propria passione per evitare di peggiorare una situazione già compromessa.

Federico Bazan © produzione riservata

Roberta Vinci, nuova regina di Palermo

                                       Roberta vince gli Internazionali femminili di Palermo

Finale attesissima quella che oggi ha visto opposte una delle coppie più forti al mondo di doppio, vale a dire Sara Errani e Roberta Vinci negli Internazionali Femminili di Palermo. 5 a 2 i precedenti in favore della romagnola.
Partita molto lottata, grande livello di adrenalina e di agonismo tra le due azzurre che hanno dato il massimo per cercare di intrattenere il pubblico attraverso le proprie giocate. Accelerazioni, colpi carichi di spin, rovesci in back, palle corte, lob, volèe stoppate, smash, insomma… un alto livello di gioco, un tennis completo e variegato, un derby tra due lottatrici e anche tra due grandi amiche. Il primo set se lo è aggiudicato la tarantina con il punteggio di 6-3. Ottime risposte da parte di Roberta che ha spesso preso l’iniziativa aggredendo la seconda palla di servizio della romagnola. Sara ha interpretato egregiamente l’andamento del secondo parziale spuntandola per 6-3, agevolata in parte da un calo fisico e mentale di Roberta che non è riuscita ad attaccare e a muovere la propria avversaria. Nel terzo e decisivo set ha prevalso la tarantina che si è imposta a sua volta per 6-3, di fronte ad una Errani fallosa e anche leggermente nervosa. Il match si è concluso dopo più di due ore di gioco con lo score finale di 6-3 3-6 6-3 in favore della giocatrice pugliese.
A fine match la Vinci ha così affermato di fronte al pubblico ed alle telecamere: << sono contenta perché sognavo questo momento da tanto; vivendo qui a Palermo ed allenandomi in questo circolo ci tenevo molto a vincere finalmente il titolo. Sono felice di aver affrontato Sara, che non è solo una grande amica ma è una delle più forti giocatrici sulla terra rossa. Batterla è stata durissima >>. Si è concluso con l’elogio sincero e devoto di Roberta Vinci l’ultimo atto degli Internazionali Femminili di Palermo che hanno regalato al pubblico azzurro una settimana meravigliosa di tennis grazie anche ad un derby Errani-Vinci tanto atteso e alla fine avverato.

Federico Bazan © produzione riservata

Finali Wimbledon 7/07/13

Quello di Wimbledon è sembrato più un interminabile film horror che una settimana di tennis…
Quest’anno la prematura uscita di scena dei migliori giocatori al mondo ha suscitato grande scalpore e incredibili sorprese tra gli appassionati di tennis: la sconfitta all’esordio di Rafa Nadal contro Steve Darcis; l’infortunio di Vika Azarenka e l’uscita al primo turno contro Maria João Köhler (numero 191 della classifica Wta); la disfatta della tigre siberiana Maria Sharapova accentuata da alcune cadute sul rettangolo di gioco; l’eliminazione inimmaginabile di Roger Federer al secondo turno; infine l’uscita di scena di Serena Williams agli ottavi.

                       Sogno diventato realtà per la Bartoli

In pochi si aspettavano e auspicavano che una Marion Bartoli potesse arrivare in finale nel torneo più prestigioso della storia del tennis… eppure la tennista francese ha macinato vittorie su vittorie riuscendo ad aggiudicarsi la finale contro la tedesca Sabine Lisicki. L’ultimo atto del torneo inglese si è svolto sabato 6 luglio nel primo pomeriggio. La Bartoli è entrata in campo molto decisa, pochi errori, ottima resa al servizio e gran numero di vincenti. La Lisicki, al contrario, molto tesa, non è riuscita a gestire l’emozione e ha subito l’aggressività di una Bartoli davvero sorprendente. Il primo set si è concluso rapidamente con il punteggio di 6-1 in favore della tennista transalpina. Nel secondo set la Bartoli, ancor più convinta e determinata, ha preso il largo nel punteggio contro una Lisicki sempre più sofferente e, a sprazzi, in lacrime per la tensione. La giovane ventitrenne di Troisdorf, durante il secondo parziale, si è assentata dal campo vistosamente preoccupata ma è rientrata più tardi non appena le lacrime sembravano essere passate. Quando la Bartoli si era portata sul 5-1, la Lisicki ha recuperato una situazione molto delicata riuscendo ad issarsi sul 5-4.

    Lacrime di tensione evolutiva della Lisicki

La fatica e il sacrificio di rientrare in partita non hanno tuttavia pagato il rendimento della tedesca che ha ceduto alla sua avversaria con lo score finale di 6-1 6-4. La Bartoli, incredula a fine partita, ha così alzato al cielo per la prima volta in carriera un trofeo del Grande Slam tra le foto ed i freddi applausi del pubblico londinese.

In campo maschile la finale, stavolta più attesa e sperata dai supporters britannici, è stata quella che ha visto opposti il padrone di casa Andy Murray, numero due del seeding, contro il numero uno del mondo Nole Djokovic. Il giocatore di Dunblane è riuscito ad arrivare per la seconda volta in carriera nella finale di Wimbledon. L’anno prima era stato Roger Federer a trionfare nei confronti dello scozzese; quest’anno però Andy Murray è riuscito ad affermarsi per la prima volta nel torneo di casa, aggiungendo al bottino di vittorie, il secondo titolo in un Grande Slam dopo quello di Flushing Meawdos archiviato nel 2012.
Si direbbe dallo score una partita a senso unico sebbene la durata effettiva del gioco racconti tutt’altro. La partita, svoltasi a Londra in un pomeriggio di splendido sole, si è conclusa dopo circa 3 ore e mezza con il punteggio finale di 6-4 7-5 6-4 in favore di Andy Murray.

E’ stata una finale difficile per Novak Djokovic il quale, pur lottando come un leone per aggiudicarsi la semifinale contro Juan Martin Del Potro durata più di 4 ore e mezza, ha avuto torto nei confronti del tennista di Dunblane. Un Djokovic visibilmente provato ha comunque cercato di dare il massimo provando a comandare gli scambi da fondo campo ma, spesso, incappando nell’errore, merito peraltro di una difesa impeccabile del suo avversario che correva come una lepre da una parte all’altra del campo.
Lo scozzese non dava quasi mai punti di riferimento al serbo grazie ad un gioco di gambe straordinario, di recuperi profondi ed angolati e di prime di servizio consistenti. Djokovic, in parte anche nervoso, ha provato nel terzo set a portarsi in vantaggio. Era sotto 2-0 ma è riuscito con grande autorità a prevalere nei seguenti quattro game di servizio e si è issato sul 4-2. Murray, però, non si è dato per vinto e, superato il serbo per 5-4, ha servito per il match tremando dall’emozione in un game rocambolesco dove sul 40 a 0 si è fatto recuperare e ha rischiato di farsi breakkare sul più bello. Lo scozzese, nonostante la pressione del momento, ha tenuto i nervi saldi sul match point e, dopo aver annullato 2 palle break, è andato ad abbracciare il suo angolo tra le ovazioni del supporters britannici.
Definitela come volete quest’edizione di Wimbledon: strana, inedita, sfortunata, assurda, surrealista… sta di fatto che oggi Andy Murray ha scritto un pezzo di storia sportiva risultando il primo inglese dopo Fred Perry a sollevare a distanza di 77 anni il trofeo del torneo di casa… e che trofeo!

Federico Bazan © produzione riservata

La maledizione dei big nel torneo di Wimbledon 2013

                                          L’infortunio di Vika

Segnali allertanti per i big del tennis che hanno avuto un esordio negativo ed inedito nel prestigioso torneo inglese.
In campo femminile Victoria Azarenka, attuale numero 2 del mondo, ha dato forfait dopo la vittoria al primo turno contro la portoghese Kohler a causa di una caduta violenta sul campo che si è riversata in pieno sul ginocchio della bielorussa. La povera Vika è stata costretta a ritirarsi e a rinunciare così alla grande occasione di potersi portare avanti in un torneo che sarebbe stato probabilmente alla sua portata fino alle semifinali.
Azarenka sventurata, Sharapova irriconoscibile… la russa ha perso al primo turno con il punteggio netto di 6-3 6-4 contro la giovane portoghese Michelle Larcher de Brito, numero 131 del ranking Wta. Masha non ha mai dato l’impressione di entrare in partita commettendo errori banali per una campionessa come lei e subendo il gioco della propria avversaria.

             La disperazione di Nadal di fronte ala grinta di Darcis

In campo maschile Rafa Nadal, per la seconda volta in carriera, cede al primo turno contro un giocatore sulla carta apparentemente abbordabile. L’anno scorso il maiorchino fu estromesso dal tennista ceco Lukáš Rosol dopo un match estremamente lottato con il punteggio di 6-7, 6-4, 6-4, 2-6, 6-4; quest’anno è stata la volta del belga Steve Darcis che si è imposto nei confronti del pluricampione iberico addirittura in tre set. Nonostante l’amaro in bocca per la sconfitta, Nadal non si è abbattuto ne tanto meno meravigliato dichiarando in conferenza stampa che questo è lo sport e che può succedere a chiunque di avere la giornata “no”; ha fatto intuire ai giornalisti che anche lui, pur essendo Principe delle Asturie per capacità e talento nello sport mondiale, può peccare una tantum nei risultati. E’ risaputo, aldilà di questo, che la superficie migliore di Rafa sia la terra battuta e infatti lo spagnolo ha affermato che dopo la vittoria al Roland Garros non era al top delle condizioni avendo giocato tante partite sulla terra; inoltre non ha disputato nessun torneo preparatorio in vista di Wimbledon come il Gerry Weber Open o il Queen’s ed è arrivato a Londra scarico ed impreparato. Solo 5 giorni di allenamento a Londra per Rafa, dopo un anno che non toccava l’erba con le proprie scarpe…

                       Momento buio per The King of Grass

Il malcapitato più inedito in assoluto è stato colui che questo torneo l’ha vinto per 7 volte in carriera e cioè sua maestà Roger Federer. A condannare al secondo turno lo svizzero ci ha pensato l’ucraino Sergiy Stakhovsky, numero 116 del mondo, cha ha trionfato per 6-7 7-6 7-5 7-6 in 3 ore di gioco.
Un risultato davvero inaspettato da parte dell’elvetico che si espresso tutt’altro che bene questa volta ma non dimentichiamoci che anche lui come Rafa, per quanto possa vincere, è un essere umano e può avere i suoi momenti di vulnerabilità.
Sembra esser stata una maledizione collettiva quella che ha punito i migliori tennisti al mondo in questa edizione di Wimbledon, eppure, malgrado gli ostacoli presentatisi, Rafa, Roger, Victoria e Maria hanno rilasciato interviste positive, con un sorriso stavolta amaro e sofferto, ma con una gran voglia di rivalsa e di conquista.

Federico Bazan © produzione riservata

 

Finali Roland Garros 9/06/13

Quest’oggi Rafa Nadal ha ribadito il titolo del Roland Garros superando i miti del tennis moderno Björn Borg, Ivan Lendl e Gustavo Kuerten per numero di trofei ottenuti sulla terra rossa di Parigi. Nella finale attesissima il maiorchino ha sfidato David Ferrer il quale, pur disputando un’ottima prova nella 122esima edizione del torneo parigino, si è dovuto piegare alla forza inaudita del ventisettenne di Manacor. La partita è stata a senso unico: Nadal ha vinto con il punteggio di 6-3 6-2 6-3 in due ore e mezza di gioco. Ferrer, numero 5 del mondo, ha espresso, aldilà del punteggio, un buon tennis ma il Nadal visto oggi, è un giocatore che domina sulla terra battuta con estrema facilità e ha la meglio su qualsiasi avversario abbia davanti a sè. La potenza del maiorchino è inarrestabile perchè è impeccabile sia in fase di attacco che in fase difensiva ed è uno dei pochi, se non l’unico, ad aver la capacità di controbattere con maggiore velocità l’attacco dell’avversario. Nadal è un giocatore in grado di ribaltare l’inerzia dello scambio grazie ad una tenuta fisica e mentale strabilianti. Fisica perchè si muove con rapidità e arriva sempre bene sulla palla; mentale perchè si costruisce il punto con intelligenza tattica, sia che debba attaccare, sia che debba difendere. Oggi Nadal ha scritto la storia e se continua così, ne scriverà altra aggiungendo ancora più volte il suo nome nell’albo dei vincitori del Roland Garros. Non si pone alcun limite perchè non si stanca mai di lottare e non si stanca mai di vincere. In campo femminile è Serena Williams quest’anno ad essere la detentrice del titolo. L’americana ha sconfitto con un doppio 6-4 la russa Maria Sharapova in una partita piuttosto agevole per la campionessa statunitense. Era dal 2002 che Serena non vinceva una prova del grande slam di Parigi e, all’età di 32 anni, ne ha vinta un’altra. Che dire, se non elogiare una grande campionessa, un’atleta che non si ferma davanti a niente e a nessuno, una giocatrice che vince con la potenza dei colpi ma anche col cuore e grazie ad un’infermabile convinzione mentale. Serena, simbolo del tennis femminile, forma insieme a Rafa, eroe del tennis maschile, una coppia umile e vincente nel tennis e due esempi nello sport mondiale.

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