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Australian Open 2017: Fedal, una favola che continua

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                                               Federer e Nadal a confronto nell’esecuzione del dritto

Potremmo cominciare a pensare, seppur a malincuore, che questa finale degli AO 2017, la nona per quanto riguarda il computo delle finali Slam giocate da Federer e Nadal in carriera (Nadal conduce 6-3), fosse la fine dell’ultimo capitolo di una delle rivalità sportive più emozionanti di sempre.

Tenendo conto del fatto che Murray e Djokovic possano nuovamente uscire fuori dalle loro tane, malgrado le sconfitte inaspettate agli AO; tenendo conto del valore enorme degli eterni top ten che se la giocano da anni con i migliori al mondo quasi alla pari: i vari Tsonga, Wawrinka, Nishikori, Raonic, Cilic, i giocatori probabilmente più costanti del circuito ATP in termini di classifica (sono nei primi dieci del mondo da anni); considerando infine, e non in ultima istanza, la brillantezza delle giovani stelle del tennis odierno (Zverev, Pouille, Thiem, Goffin, Dimitrov ecc.) che stanno emergendo a poco a poco con preponderanza, ebbene… l’ultimo atto che hanno giocato quest’oggi Federer e Nadal potrebbe essere l’ultima finale Slam tra le due leggende odierne di questo sport. Era un’occasione rara, non facilmente ripetibile, stando alle variabili possibili e immaginabili. Questa non è tuttavia l’unica considerazione valida.
Possiamo infatti continuare a sognare, a pensare che Federer e Nadal, tutto sommato, siano ancora in grado di stupirci, malgrado l’avanzare dell’età e la scalata dei professionisti più giovani nel ranking ATP.
L’ultimo atto degli Australian Open 2017 ha dato prova che, in fondo, l’età è solo un numero e che al meglio non c’è mai fine. Dunque le soluzioni che si prospettano da qui a lungo termine sono diverse. Il futuro può sempre fare in tempo a riservare delle sorprese ai nostalgici di questo sport e chissà che non si ripeta un altro remake Fedal…
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            Si ripete ancora una volta il capitolo Fedal in una finale Slam

Facendo un’analisi dell’incontro, possiamo dire che le chiavi tattiche del match sono state molteplici. Se andassimo, infatti, ad analizzare nel merito quanto accaduto negli sviluppi della finale, ci accorgeremmo come le premesse avanzate, prima dell’inizio del match, da diversi opinionisti ed esperti, si siano rivelate errate. Errate perchè era una credenza piuttosto comune che Federer soffrisse sulla diagonale di rovescio le uncinate del dritto incrociato di Nadal. Previsione sicuramente fondata, visti i precedenti tra i due, ma smentita dal numero impressionante di vincenti, messi a segno dal tennista elvetico con il rovescio incrociato, colpo giocato da Federer con un grande anticipo sulla diagonale di dritto prediletta dal maiorchino. Questa tattica ha consentito a Federer di guadagnare profondità e di togliere il tempo a Nadal nell’organizzare la sua classica uncinata arrotata. Ma non solo: è stata la tattica che ha permesso al campione elvetico di trasformare il rovescio da colpo abitualmente difensivo in soluzione offensiva; un fatto inedito del gioco che ha fatto in modo che Federer riuscisse a domare la ferocia di Nadal su quella diagonale tanto sofferta dall’elvetico negli anni per il diritto aggressivo dello spagnolo.

Altra chiave del match è stata rappresentata dai cambi in lungolinea: Federer ha giocato dei colpi in controbalzo notevoli, al termine di scambi prolungati, cambiando improvvisamente la direzione dello scambio e spiazzando totalmente Nadal. In altre parole, Federer non solo ha ritrovato grande fiducia nei propri mezzi, ma anche uno stato di grazia nel colpire la palla molto avanti, sulla linea di fondo campo, con un anticipo magistrale.
Contro Nadal, raramente abbiamo visto un Federer così propositivo nei momenti topici dei vari match disputati tra i due. Anzi, è proprio contro lo spagnolo che l’elvetico ha perso diverse partite quando era in vantaggio nel punteggio o aveva dei match point a favore (finale Roma 2006). Stavolta è stato Federer a lasciare il segno nei momenti chiave, quando Nadal sembrava riemergere, a tratti, nella versione inarrivabile dei tempi migliori.
C’è da evidenziare un altro aspetto, sicuramente non secondario ai fini del risultato, ovvero il giorno di riposo in più di Federer nel torneo che ha consentito allo svizzero di arrivare più fresco in finale. Al contrario, Nadal, ha avuto meno tempo per recuperare, dopo la maratona di 4 ore e 56 minuti contro Grigor Dimitrov. Sono quegli aspetti che possono fare la differenza, specialmente a dei campioni che, con l’avanzare dell’età, necessitano di tempi di recupero maggiori nelle partite 3 su 5.
Roger Federer dunque, con questo 89esimo sigillo, conferma di non avere eguali di qualsiasi epoca nelle prove del Grande Slam e, arrivando a 18 Slam in cascina, distacca ulteriormente Sampras e Nadal, a quota 14 successi.

Federico Bazan © produzione riservata

Francesca Schiavone vince il torneo di Marrakech: dopo un periodo negativo la leonessa d’Italia emette il suo primo ruggito nel 2013

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        Francesca torna a trionfare nel 2013

Era il 26 maggio del 2012 quando Francesca Schiavone vinse il suo ultimo titolo WTA della carriera; da allora non si impose più in altri tornei e ottenne risultati al di sotto del suo potenziale. Dopo le eccezionali stagioni 2010/2011 dove la milanese vinse in finale sulla terra parigina dapprima battendo l’australiana Samantha Stosur e l’anno successivo perdendo per un soffio contro la cinese Li Na, disputa nel 2012 un Roland Garros piuttosto deludente poichè viene estromessa al terzo turno; a Wimbledon si ferma agli ottavi giocando discretamente ma esce addirittura al primo turno degli US Open. Il 2012 si conclude dunque sotto le aspettative a causa di un evidente calo fisico e mentale della Schiavone.

Il 2013 inizia in salita per la nostra azzurra che viene eliminata al primo turno sia agli Australian Open, sia in tornei successivi meno importanti. L’accumulo di questi risultati negativi causano una netta discesa in classifica della milanese che scivola oltre la cinquantesima posizione nel ranking mondiale. Dopo tanti primi e secondi turni mal conclusisi, disputa un ottimo torneo nel mese di aprile a Marrakech nel quale riesce a raggiungere la finale, battendo sulla terra rossa la spagnola Lourdes Domínguez Lino con il punteggio di 6-1 6-3 ed aggiudicandosi così il sesto titolo in carriera.

         Il ruggito della leonessa

E’ arrivata una reazione, è arrivato il ruggito della leonessa d’Italia! Non rimane altro da sperare, dunque, che Francesca possa continuare su questa strada e ritornare in vetta al ranking proprio come due anni fa quando vinse il Roland Garros giocando al meglio delle sue possibilità.

Federico Bazan © produzione riservata

Il rientro straordinario di Rafa Nadal dopo il lungo periodo di inattività

E’ tornato all’opera uno dei più forti giocatori della storia del tennis: Rafael Nadal. Il maiorchino, in seguito al grave infortunio al ginocchio che lo ha reso inattivo e lontano dal campo per circa 6 mesi dall’ultimo Wimbledon disputato nel 2012, ha ripreso a giocare nel febbraio del 2013 vincendo ben 4 tornei Atp e dimostrando così una forma fisica ed una tenuta mentale strabilianti. Dopo aver trionfato sulla terra rossa di San Paolo e di Acapulco battendo rispettivamente in finale l’argentino David Nalbandian con il punteggio di 6-2 6-3 e lo spagnolo David Ferrer con il punteggio di 6-0 6-2, Nadal ha quest’oggi battuto nella finale del famoso torneo Godò di Barcellona il connazionale, nonchè amico Nicolas Almagro in un match molto combattuto. Il maiorchino, dopo aver superato i quarti e le semifinali estromettendo il francese Paire e il canadese Raonic, ha dovuto inizialmente faticare contro un Almagro molto aggressivo e determinato che si è issato 3-0 nel primo set. Quando i giochi sembravano fatti per il giovane murciano, il livello di gioco di Nadal è iniziato a salire vertiginosamente: prime di servizio a 200 km/h, dritti vincenti da ogni parte del campo e recuperi quasi impossibili hanno costretto Almagro a tirare almeno quattro o cinque accelerazioni per cercare di fare punto. Un Rafa rinato, ed in parte graziato da errori non forzati di un Almagro eccellente solo ad inizio gara, riesce a chiudere in rimonta il primo set 6-4.

Nel secondo parziale l’ex numero 1 del mondo ha tirato fuori dal cilindro colpi da manuale del tennis: uno spettacolare tweener da 4 metri fuori dal campo su un lob calibrato al millimetro che ha peraltro rischiato di buttare giù lo stadio di Barcellona dall’entusiasmo e dall’incredulità dei tifosi; un paio di dritti in corsa piazzati all’incrocio delle righe su accelerazioni imprendibili e un passante pazzesco di rovescio che ha lasciato Almagro a bocca aperta. Alla fine Rafa, più carico che mai, ha incamerato il secondo set e ha così conquistato per l’ottava volta in carriera il titolo del torneo Godò di Barcellona facendo gioire il suo angolo e i suoi tifosi.

Federico Bazan © produzione riservata