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Si ferma in semifinale l’impresa storica di Marco Cecchinato: il tennista azzurro esce di scena a testa alta tra gli applausi del pubblico parigino

Ha dato il possibile, e forse qualcosa in più, Marco Cecchinato, dall’inizio alla fine del torneo, in quella che è e rimarrà una cavalcata memorabile al Roland Garros per il tennista palermitano, il suo staff e il movimento del tennis italiano.
Per la prima volta, “Ceck” ha alzato ad un livello, fino a poco tempo fa impensabile, la qualità e la varietà del suo gioco, ma ciò non è bastato a superare un’impresa ancora più grande: battere un ispirato e solido Dominic Thiem, numero 8 del mondo, per arrivare a giocare la finale al Philippe Chatrier, contro tutti i pronostici del caso; un’ipotesi auspicata da tanti appassionati italiani che hanno seguito con grande trasporto questa edizione del Roland Garros e che hanno sperato, dopo la vittoria contro Novak Djokovic ai quarti di finale, che il tennista italiano potesse vincere il Roland Garros sulle ali dell’entusiasmo, a distanza di 42 anni dall’ultima volta che vi riuscì Adriano Panatta. La fame di conquista, in effetti, era tanta, visto il lungo digiuno nel tennis maschile per quanto riguarda la vittoria di un Grande Slam. Quel che ha fatto, però, un Cecchinato superlativo, è stato eguagliare Corrado Barazzutti, che fu l’ultimo tennista italiano a raggiungere la semifinale del torneo parigino nel 1978.

Il giocatore azzurro, da numero 100 del mondo ad inizio 2018, ha giocato alla pari e ha superato tennisti tra i primi 15 del ranking, fino a spingersi in semifinale in un Grande Slam; una semifinale dove ha perso non poi così nettamente, malgrado quanto riporti il punteggio finale di 7-5, 7-6, 6-1. Andando ad analizzare l’andatura dell’incontro, infatti, Cecchinato ha avuto la possibilità di servire al tie break del secondo set per pareggiare i conti e portarsi un set pari; ma Thiem ha dato prova di essere un rullo compressore dall’inizio alla fine dell’incontro, sfruttando al meglio tutte le occasioni. E lì poi si vede la differenza tra un buon giocatore e un top player, ovvero che, nei momenti cruciali, il grande campione alza il livello di gioco e riesce a convertire in proprio favore le palle del game o del set.
L’austriaco ha poi continuato a martellare con le sue accelerazioni pesanti e arrotate, a recuperare ogni palla corta di Cecchinato. Ha dato sempre l’idea di esserci e di non dare nulla per scontato. Pur giocando lontano dalla riga di fondo campo, Thiem si muoveva con scioltezza, mostrando forse una maggiore freschezza del suo avversario.
Cecchinato ha avuto le sue chance nel secondo parziale, una palla set con servizio a disposizione, che, se avesse convertito, probabilmente avrebbe girato la partita in un altro modo, come poi ha affermato lo stesso Thiem nell’intervista a fine match. Ma, tra i due, ha prevalso la palla più pesante dell’austriaco che, a parte qualche sbavatura a rete, ha sempre mosso meglio il gioco.

Bene comunque per Cecchinato che, oltre a quanto di buono fatto nel corso della manifestazione, guadagnerà una ventina di posizioni nel ranking (da attuale 47 del mondo, entrerà nei primi 30), un montepremi inedito per la sua vita e la sua carriera, pari a 560.000 euro, e otterrà, oltre al riconoscimento degli appassionati di tennis e dei colleghi del circuito, anche una considerazione importante per una eventuale convocazione in Coppa Davis: il Capitano Corrado Barazzutti, infatti, potrà schierarlo titolare nei prossimi appuntamenti avvalendosi di una soluzione estremamente valida per tutta la formazione, in singolare e in doppio, al fianco dell’attuale numero 1 del tennis italiano, Fabio Fognini.

L’augurio del mondo del tennis è che, per Cecchinato, questa cavalcata di vittorie al Roland Garros, possa rappresentare l’inizio e la continuazione di una nuova carriera, all’insegna del successo. Che è poi la parola chiave di cui tutto il tennis italiano ha bisogno.

Federico Bazan © produzione riservata

Francesca Schiavone vince il torneo di Marrakech: dopo un periodo negativo la leonessa d’Italia emette il suo primo ruggito nel 2013

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        Francesca torna a trionfare nel 2013

Era il 26 maggio del 2012 quando Francesca Schiavone vinse il suo ultimo titolo WTA della carriera; da allora non si impose più in altri tornei e ottenne risultati al di sotto del suo potenziale. Dopo le eccezionali stagioni 2010/2011 dove la milanese vinse in finale sulla terra parigina dapprima battendo l’australiana Samantha Stosur e l’anno successivo perdendo per un soffio contro la cinese Li Na, disputa nel 2012 un Roland Garros piuttosto deludente poichè viene estromessa al terzo turno; a Wimbledon si ferma agli ottavi giocando discretamente ma esce addirittura al primo turno degli US Open. Il 2012 si conclude dunque sotto le aspettative a causa di un evidente calo fisico e mentale della Schiavone.

Il 2013 inizia in salita per la nostra azzurra che viene eliminata al primo turno sia agli Australian Open, sia in tornei successivi meno importanti. L’accumulo di questi risultati negativi causano una netta discesa in classifica della milanese che scivola oltre la cinquantesima posizione nel ranking mondiale. Dopo tanti primi e secondi turni mal conclusisi, disputa un ottimo torneo nel mese di aprile a Marrakech nel quale riesce a raggiungere la finale, battendo sulla terra rossa la spagnola Lourdes Domínguez Lino con il punteggio di 6-1 6-3 ed aggiudicandosi così il sesto titolo in carriera.

         Il ruggito della leonessa

E’ arrivata una reazione, è arrivato il ruggito della leonessa d’Italia! Non rimane altro da sperare, dunque, che Francesca possa continuare su questa strada e ritornare in vetta al ranking proprio come due anni fa quando vinse il Roland Garros giocando al meglio delle sue possibilità.

Federico Bazan © produzione riservata