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L’esigua tradizione del tennis in Inghilterra

Se pensiamo che le prime reti da gioco sono state brevettate da un inglese di nome Walter Clopton Wingfield nel XIX secolo, il tennis in Inghilterra, dal 1874 ad oggi, salvo due casi isolati, non ha mai visto l’affermazione di grandi campioni.

Fred Perry

Fred Perry, giocatore eccentrico, nel suo gesto famoso di congratularsi con l’avversario scavalcando la rete

Ad eccezione di Fred Perry, probabilmente fino ai giorni nostri l’unica grande icona del tennis inglese (da cui prende il nome del famoso marchio di abbigliamento sportivo da egli ideato) e Tim Henman, giocatore serve & volley nativo di Oxford, eterno semifinalista nelle prove del Grande Slam, la Gran Bretagna non ha mai brillato tennisticamente e non ha avuto alle spalle una tradizione tale da poter segnare pagine importanti nella storia di questo sport. Curioso notare come il gioco del tennis sia stato concepito dagli inglesi, che peraltro ospitano i migliori giocatori al mondo sui campi in erba dell’All England Lawn Tennis Club di Wimbledon e come, al tempo stesso, non abbiano mai avuto giocatrici e giocatori in grado di vincere lo Slam londinese, se si esclude solo Fred Perry.
Caso a parte è quello che riguarda Andy Murray, tennista scozzese di Dunblane, il quale gioca in Coppa Davis per la Gran Bretagna ma perchè in Scozia, a parte lui e il fratello, non vi è nessun altro giocatore che compete ad alti livelli. Lo stesso Murray affermò, pochi giorni prima del referendum per l’indipendenza della Scozia dal Regno Unito, che avrebbe giocato per la sua Nazione (la Scozia) alle Olimpiadi se fosse passato il “sì”. Al referendum del 18 settembre 2014, vinsero gli unionisti con circa il 55% degli aventi diritto. Da quel giorno non cambiò nulla a livello territoriale nel Regno Unito ma, malgrado i risultati negativi del referendum per gli scozzesi indipendentisti, Murray escluse comunque qualsiasi tipo di parentela tra lui e l’Inghilterra.
Possiamo affermare con certezza, dunque, che l’unico tennista inglese ad aver vinto Wimbledon, in due secoli di storia, è  Fred Perry.

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              Walter Clopton Wingfield, l’inventore del tennis

Sarebbe interessante capire come mai i conquistatori più influenti della storia (insieme agli Antichi Romani), i navigatori forse più all’avanguardia, gli inventori del gioco del calcio, del tennis e non solo, abbiano sempre brillato per ingegno e fama nelle conquiste territoriali ma, al tempo stesso, lasciato a desiderare molto nei successi sportivi per la propria Nazione a livello internazionale. Se pensiamo che la Nazionale inglese di calcio ha vinto un solo Mondiale nel ’66 (tra l’altro con un goal discutibile nella finale contro la Germania) e non si è mai più ripetuta, nè ai Campionati, nè agli Europei e nemmeno nelle Confederations Cup, nonostante le grandi individualità calcistiche come Alan Shearer, Paul Gascoigne, Jamie Redknapp, Robbie Fowler ai più recenti Paul Scholes, David Beckham, John Terry, Steven Gerrard, Frank Lampard ecc.; giocatori che valevano oro colato sul mercato. Eppure, non sono mai riusciti, come organico, a collezionare alcun trofeo per il proprio Paese.
Discorso analogo lo si può fare con il tennis. Se nel calcio, l’Inghilterra di Bobby Charlton sollevò la coppa dei campioni nel ’66, allo stesso modo, un solo tennista di nome Frederick John Perry, su un totale di 187 giocatrici e giocatori britannici entrati nel circuito internazionale, conquistò il trofeo di Wimbledon.

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Tim Henman, soprannominato “Timbledon” dai suoi sostenitori

Dagli anni ’40 fino addirittura gli anni ’90, la Gran Bretagna ha vissuto un medioevo tennistico. Anni in cui non uscì nemmeno un nome che fosse menzionato dalla stampa britannica, tra le tenniste e i giocatori inglesi. Si dovette aspettare l’arrivo di Timothy Henman. Ma “Timbledon”, come lo chiamavano i suoi sostenitori, esplose solo alla fine degli anni ’90 e, per quanto fosse un signor giocatore, è sempre stato battuto da avversari più forti di lui come Sampras, Ivanisevic, Federer e Hewitt che gli hanno precluso in quattro diverse occasioni la possibilità di accedere all’ultimo atto del torneo di casa.
Henman, che pure era un giocatore che si adattava benissimo alle superfici rapide essendo uno degli ultimi esponenti del serve & volley e del gioco di grazia, non è mai riuscito a realizzare il tanto agognato sogno di vincere Wimbledon; nonostante questo, il tennista di Oxford vanta ad oggi 11 titoli in singolare (di cui 1 Masters Series, 1 International Series Gold e 9 International Series) e 4 in doppio (tra gli altri risultati, due bottini espugnati a Montecarlo e una finale persa alle Olimpiadi di Atlanta), a dimostrazione di quanto uno splendido gioco di volo lo rendesse un ottimo specialista anche in doppio.
Dopo Henman, tuttavia, in Inghilterra il vuoto, sia nel tennis maschile che in quello femminile, vuoi per mancanza di talenti, vuoi per i pochi investimenti fatti in questo sport da parte della Federazione. Investimenti, al contrario, realizzati in abbondanza nel calcio dove comunque vi sono e rimangono sempre grandi campioni, aldilà dei risultati storici conseguiti dai Tre Leoni.

La Gran Bretagna è sicuramente un Paese che ha brillato per l’ingegno e la creatività ma che non è riuscito a dare un seguito nei risultati sportivi (la Nazionale di calcio e i vari tennisti) che fosse all’altezza delle grandi scoperte operate nel corso della storia.


Federico Bazan © produzione riservata