
ATP 500 di Valencia – Agora Tennis Stadium
L’atto conclusivo del torneo ATP 500 di Valencia, la città iberica delle arti e della scienza, ha dato vita ad un match appassionante, senza esclusione di colpi e dalle giocate sensazionali tra due campioni come Andy Murray e Tommy Robredo che hanno deliziato il pubblico valenciano in un incontro dall’andamento sempre equilibrato e combattuto; guardando il match, era davvero complicato stabilire chi dei due potesse avere la meglio, specialmente dopo il tie break del secondo parziale, nel quale Murray, dall’orlo di un baratro, con un set sotto nel punteggio e sul match point in favore di Robredo, ha tirato fuori dal cilindro tutte le risorse che aveva nel DNA per cercare di conquistare il secondo set; ed è riuscito meravigliosamente nell’impresa di prevalere sullo spagnolo da grande campione qual’è…
Lo scozzese e l’iberico, dopo essersi sfidati due settimane prima nella finale del torneo ATP 250 di Shenzhen vinta dal giocatore di Dunblane, si sono incontrati nuovamente nell’atto conclusivo del torneo valenciano e, in entrambi i casi, l’ha spuntata Murray superando l’avversario al tie-break del secondo parziale e poi andando a vincere al terzo.

Un Murray più maratoneta che tennista
Più che commentare l’andamento del match e le incredibili chance non sfruttate da parte di entrambi, come i cinque match point sfumati per quanto riguarda Robredo e un match point non concretizzato da Murray, sarebbe bello soffermarsi sulle giocate, gli aspetti tecnici di entrambi i giocatori e la rivalità sportiva tra i due che, per il momento, pende dalla parte dello scozzese per 5 a 2 negli scontri diretti.
Una rivalità sportiva interessante quella tra Murray e Robredo anche perchè si sono incontrati tre volte in tre finali e tutte e tre terminate al terzo set, la prima delle quali conclusasi con la vittoria dell’iberico mentre le altre due con i trionfi di Murray.
All’Agora Stadium, è stata una battaglia all’ultimo sangue, nessuno dei due ne voleva sapere di perdere…
Robredo era desideroso di rivalsa in ricordo della cocente sconfitta subita per mano del suo avversario a Shenzhen due settimane prima; Murray giocava non solo per vincere, ma anche per salire nuovamente nella race (era dal 2008 che lo scozzese non usciva dalla top ten) e mirare ad ottenere maggiori punti in chiave Masters.
Tecnicamente, è stata la partita del contrasto di stili. Il servizio slice di Murray contro quello in kick di Robredo, il rovescio bimane dello scozzese da una parte e quello classico dello spagnolo dall’altra, il dritto carico di Murray opposto a quello profondo e penetrante di Robredo…

Doppio dito medio di Robredo rivolto a Murray
Per quanto riguarda le giocate, sono da menzionare senz’altro i rovesci trovati da Murray al termine di scambi fisicamente estenuanti. Con freddezza, lucidità e carattere, il giocatore di Dunblane ha tirato fuori dal cilindro le fonti inesauribili del suo gioco tra le quali il rovescio lungolinea, messo a segno nelle fasi più importanti dell’incontro, una di queste proprio sul match point in suo favore.
La volèe di dritto, colpo tanto inusuale nel tennis di Murray quanto provvidenziale per annullare un match point a Robredo, ha fatto tutta la differenza nell’economia del match. E non si è trattato di un colpo qualsiasi vinto da Murray ma di una volèe sul match point per Robredo dopo che lo scozzese aveva recuperato, da tre metri fuori dal campo, un dritto pressochè definitivo dell’avversario. Murray, non solo ha ribaltato l’inerzia dello scambio, ma ha anche destabilizzato mentalmente Robredo considerata l’importanza capitale di quel punto.
Infine, il grande pregio di Murray è che, nonostante la stanchezza e la tensione, riesce sempre a riemergere con autorevolezza e la vittoria su Robredo dimostra quanta tenacia, quanto coraggio, quanta generosità il tennista di Dublane abbia messo per portare a casa il match.
Prima della stretta di mano tra i due, Robredo, incredulo per il risultato e affaticato per i crampi, ha mostrato un duplice dito medio a Murray, il quale, a sua volta, l’ha presa sorridendo.
Un finale di partita in cui non c’era cattiveria ma che non nascondeva, da un lato, l’enorme rammarico da parte dello spagnolo per non esser riuscito a sfruttare cinque match point e, dall’altro, la gioia di Murray per la vittoria conseguita in un match nel quale lo scozzese, in più circostanze, ha dato l’impressione di cedere ma che, in realtà, non ha mai ceduto di un centimetro.
Federico Bazan © produzione riservata