In ogni disciplina sportiva la figura professionale del maestro o dell’allenatore è indispensabile per l’impostazione di base, l’allenamento, la crescita ed infine, se raggiungibile, l’affermazione del giocatore. Il maestro ha diverse funzioni che sono necessarie ai fini dell’apprendimento e della pratica dello sport per il quale il giocatore decide di dedicarsi con voglia, passione e sacrificio.
Queste funzioni riservate all’allenatore possono essere racchiuse in un grande calderone nel quale, in primis, vi è un programma basato sui rudimenti di ogni disciplina sportiva.
Prendiamo ad esempio il tennis: la prima volta che metti piede su un campo da gioco l’allenatore dovrebbe insegnarti l’impugnatura, la posizione di attesa, la distanza corretta dei piedi sulla palla, il necessario piegamento delle gambe con conseguente scarico del peso del corpo sulla palla, l’apertura e il portamento del colpo. Una volta acquisite queste nozioni e messe in pratica a metà campo, ci si sposta a fondo campo cercando di applicare, quanto appreso a metà campo, aperture più ampie, spostamenti e forza di braccio maggiori. La tecnica è necessaria per imparare a giocare ed infatti è la prima fase di apprendimento che prevede una linea teorica (la spiegazione) ed, allo stesso tempo, una linea pratica (la dimostrazione sul campo).
Un’altra fase che va di pari passo alla tecnica, nonchè compito dell’allenatore che deve avere la capacità di trasmettere al proprio allievo, è l’atletica; essa si occupa di curare ed incentivare elementi fondamentali in uno sport anaerobico come il tennis, vale a dire: lo spostamento, lo scatto, la corsa di resistenza e lo stretching. Se mancano questi elementi ossia, in una parola sola, l’allenamento, non si può pretendere tanto perchè avere un buon braccio e una buona tecnica non sono sufficienti a compensare un rendimento ottimale. I tempi di recupero sono indispensabili; molti giocatori se affaticati, a fine partita, in tornei lunghi e stressanti, applicano delle borse di ghiaccio sulle articolazioni per evitare possibili infiammazioni e, in particolare, fastidiose tendiniti. Lo stesso Rafa Nadal cura moltissimo il proprio fisico facendo esercizi a corpo libero o con pesi ed elastici che mirano a potenziare la flessibilità e la tonicità del muscolo interessato. Questi sono solo alcuni esempi per farvi capire come sia importante per tennisti di medio e alto livello godere di una condizione fisica eccellente.
La seconda fase che interessa più da vicino il giocatore una volta posseduti i mezzi (la tecnica), è il fine (la tattica). Sapere dove indirizzare la palla, sfruttare la propria intelligenza per contrastare l’avversario, utilizzare schemi tattici per comandare lo scambio (ad esempio il serve and volley, il dritto a sventaglio, il cross, la palla corta e il lob, il back di rovescio e successivo attacco a rete ecc.) si imparano giocando, facendo tornei, insomma… vivendo il tennis a 360 gradi.

Rafa Nadal e Toni Nadal: un binomio vincente
La terza funzione dell’allenatore, non certamente la meno importante dopo quelle elencate, è il rapporto umano che si instaura tra lui e il giocatore. Anzi, è proprio questo aspetto che nel tennis, così come nello sport in generale, fa la differenza.
Quanto può essere importante per un giocatore, intenzionato a migliorare, avere con sè una persona che ricambi lo stesso sacrificio, la stessa fatica e che sia intenzionata a motivare tecnicamente ed emotivamente il proprio allievo? Tantissimo.
Quanti giocatori hanno cambiato il proprio allenatore cercando di trovare la strada giusta e poi ci sono riusciti? Ad esempio Fabio Fognini, una volta cambiato il proprio allenatore, ha vinto due tornei nel giro di due settimane ed è arrivato in finale la terza settimana. Con gli altri non è riuscito mai ad imporsi in alcun torneo a livello Atp.
Quanti altri sono rimasti sempre con lo stesso? E’ il caso del campione spagnolo Rafa Nadal. Si allena da sempre con Toni Nadal, lo zio. Grazie a questa preziosa collaborazione con il suo maestro, Nadal è riuscito ad imporsi come tennista a livello mondiale e, ad oggi, risulta il più forte di tutti i tempi sulla terra battuta.
Non esiste una soluzione unica che possa andare bene per tutti, i casi sono tanti e le situazioni sono differenti ma certamente l’allenatore rappresenta una chiave di volta, un punto di riferimento, il miglior motivatore che possa esistere per un giocatore. Capire le difficoltà, i limiti e al tempo stesso le intenzioni e le emozioni del proprio giocatore è compito arduo ma possibile. Se l’allenatore sarà in grado di fare questo e dall’altro lato ci sarà un giocatore con delle qualità, allora il binomio allenatore-giocatore sarà vincente.
Federico Bazan © produzione riservata