Sono molteplici i fattori che, ad oggi, rendono Roger Federer il miglior giocatore della storia del tennis: primo fra tutti, le 19 prove del Grande Slam conquistate, come nessun altro nell’era Open e prima dell’era Open.
Alle spalle del campione elvetico, tra i tennisti più vincenti nelle quattro competizioni più prestigiose di questo sport, vi sono Rafael Nadal, con 15 tornei del Grande Slam vinti; Pete Sampras, a quota 14; i 12 di Roy Emerson a parità con Novak Djokovic; Rod Laver (che da molti è ritenuto il migliore della storia per aver completato il Career Grand Slam in un solo anno, nel 1962) e Bjorn Borg, con 11 prove del Grande Slam archiviate.
Il secondo motivo per cui Federer, allo stato attuale, può essere valutato come il più grande di tutti i tempi, sono le 237 settimane consecutive in vetta al ranking ATP (numero 1 del mondo ininterrotto per circa 4 anni e mezzo, da febbraio 2004 ad agosto 2008), primato fin’ora ineguagliato nel tennis maschile. Secondo a Federer, Jimmy Connors, numero 1 per 160 settimane.
Il terzo fattore che decreta la maestosità di Federer sono gli 8 tornei di Wimbledon vinti, i cui successi vanno ad affermare la supremazia dell’elvetico su tutti gli altri tennisti della storia, tra cui anche Pete Sampras, il secondo giocatore più titolato sull’erba inglese dell’All England Tennis Club, che di Wimbledon ne ha vinti 7.
Un’altra componente evidente in favore del campione nativo di Basilea è il Career Grande Slam: Federer risulta, infatti, uno dei pochi tennisti ad averlo completato e uno dei pochi ad aver vinto su tutte le superfici, pur essendo la terra battuta il terreno di gioco meno congeniale al tennis dello svizzero.
Vi è inoltre un dato singolare che accomuna la rivalità “Fedal”: Federer, nel corso del torneo di Wimbledon del 2017, non ha mai perso nemmeno un set in un totale di 7 partite disputate al meglio dei 3 set su 5. Come lui, è riuscito nell’impresa di non concedere set agli avversari soltanto un altro giocatore dell’Era Open, ovvero Rafael Nadal, che ha vinto il Roland Garros del 2017, non perdendo neanche un set.
L’elemento, però, che forse lo sta distinguendo più di tutti dagli altri giocatori è la longevità: nessun altro top player del passato, compresi i campioni degli anni ’70, ’80 e ’90, salvo l’eccezione rappresentata dall’australiano Ken Rosewell, ha vinto un torneo del Grande Slam in singolare, superati quasi i 35 anni di età. Nemmeno Jimmy Connors, ritiratosi dal circuito professionistico a 44 anni e detentore del record di tornei vinti (109 in totale), è riuscito ad alzare un trofeo del Grande Slam all’età in cui l’ha fatto Federer, ovvero a 35 anni. In quanto a longevità, dunque, il tennista elvetico rimane e rimarrà uno dei migliori.
Nel palmarès dello svizzero mancherebbero solo Montecarlo e Roma a coronarne ulteriormente una bacheca infinita, a completare una carriera unica, di chi ha scritto la storia dello sport.
Storia che però si fa ricordare anche per i periodi bui della carriera dell’elvetico nei quali era facile e tendenzioso affermare che Federer fosse ormai sul viale del tramonto, dopo l’infortunio alla schiena che non lo portò più a vincere in determinate annate (2013, per esempio). E invece, ad oggi, lo svizzero torna ad essere il tennista più longevo del circuito ATP, a quasi 36 anni. La vera sfida del Federer odierno, in fin dei conti, è con la sua età.
Federico Bazan © produzione riservata