
Split step eseguito da Novak Djokovic
Tra i tennisti amatoriali, in pochi si ricordano di eseguire lo split step, ovvero il saltello sul posto che precede lo spostamento verso la palla (Djokovic ci dà una dimostrazione dello split step in foto). Questa dimenticanza o noncuranza da parte di molti appassionati praticanti, seppur risulti tecnicamente un errore, diventa paradossalmente un vantaggio. Un vantaggio, in quanto, il giocatore che non esegue il saltello, compie un numero inferiore di movimenti rispetto a chi lo mette in pratica; se i praticanti amatori o dilettanti ne sottovalutano l’importanza, è spesso per pigrizia, per mancanza di tempo prima della preparazione del colpo o, semplicemente, perché non sentono la necessità di applicare un meccanismo che non rientra tra i normali automatismi del gioco.
Almeno in linea teorica, dunque, il giocatore che trascura lo split step, spende meno energie di chi, invece, è più scrupoloso e lo riproduce costantemente durante un allenamento o una partita, tra un colpo e l’altro.
Per i professionisti, al contrario, lo split risulta una prassi, quasi una regola. Noterete, guardando una sessione di allenamento o una partita di tennis, che la maggior parte dei tennisti di alto livello, applica in modo quasi meccanico questo tipo di movimento. Il famoso saltello ha, quindi, molteplici funzioni: innanzitutto, una funzione che incentivi l’elasticità degli arti inferiori. Eseguire uno split step tra un colpo e l’altro, aiuta il tennista ad avere più mobilità articolare e, di conseguenza, ad evitare che le gambe rimangano “ancorate” rigidamente al terreno. Cliccando su questo link, troverete un allenamento di Roger Federer, dove potrete osservare un incessante movimento degli arti inferiori, compiuto dallo svizzero, tra un colpo e l’altro, a dimostrazione di come il “footwork” (lavoro di piedi) sia fondamentale per produrre una serie consecutiva di colpi ottimali.

Footwork di Andy Murray
La seconda funzione si basa sul fatto che il saltello può fornire al tennista il senso della posizione sul rettangolo di gioco: lo split step, infatti, viene messo in atto non appena il giocatore torna verso il centro della riga di fondo campo (vedi lo split step di Murray nell’immagine sopra). Questo avviene per non perdere terreno utile e per prepararsi agli spostamenti brevi, dettati dal ritmo incalzante degli scambi.
Una terza funzione dello split è infine quella di prevenire l’irrigidimento muscolare, uno dei problemi che preclude la riuscita di un buon colpo. Abituandosi a flettere le gambe e a tenere, per quanto possibile, sciolti gli arti inferiori durante il palleggio (anche per esempio durante l’esecuzione del servizio), si avrà una maggiore decontrazione muscolare, fondamentale per trasferire più peso sulla palla.
I tennisti alle prime armi, o comunque a livelli di gioco non esaltanti, tendono a trascurare l’importanza dei dettagli, come lo split step; sono però quei dettagli che, per un tennista di alto livello, al contrario, fanno la differenza; un professionista, infatti, qualora privato o limitato nell’esecuzione di un movimento abitudinario, seppur non così determinante, potrebbe perdere facilmente la reattività necessaria ad essere performante sul terreno di gioco.
Federico Bazan © produzione riservata