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Binomio Raonic/McEnroe: una collaborazione efficace

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                                                   John McEnroe: la nuova spalla destra di Milos Raonic

Pur non condividendo la stessa epoca tennistica e non avendo una storia con, alla base, caratteristiche di gioco simili, il coaching tra John McEnroe e Milos Raonic sembra dare i suoi frutti.
Se fino a poco tempo fa il tennis di Raonic era essenzialmente composto da servizio e dritto, adesso, grazie ai consigli di McEnroe, il canadese sta aggiungendo nuovi tasselli al suo gioco. Notevolmente migliorato a rete, da un po’ di tempo a questa parte, il tennista di Podgorica sta mostrando discrete doti di manualità in quella zona del campo. L’ex campione americano lo sta indirizzando verso un tennis basato sulla proiezione offensiva. Non a caso, Raonic, specie sulle superfici a lui più consone, non rinuncia quasi mai al serve & volley e a rendersi propositivo verso la rete. Lo si è visto a Wimbledon, dove il canadese, dopo prime di servizio potenti e precise, si lanciava in avanti cercando di sbilanciare i propri avversari con un gioco di volo che ricorda da vicino quello di McEnroe. Anche sugli spostamenti ha fatto progressi. Se prima lo si vedeva servire e ottenere il punto, su due o tre colpi, adesso comincia a tenere con più sicurezza il palleggio da fondo campo.

Caratterialmente Raonic è un giocatore posato, riservato e che cerca di evitare reazioni spropositate. Inoltre, una sua grande qualità è l’attitudine al lavoro e alla costanza, pregi che lo vedono lottare su ogni palla e far emergere tutta la propria prestanza anche contro i top five, con cui se la gioca ad armi pari.
Spesso criticato per il suo stile di gioco, Raonic non bada alla forma ma alla sostanza. Ed è questo che lo rende un tennista unico nel suo genere.
L’impronta che ha dato e che, forse, continuerà a dare McEnroe al gioco di Raonic, ha contribuito ad arricchire il tennis del canadese, il quale, prima ancora di conoscerlo, ha chiarito con lui gli obiettivi da raggiungere: “La prima volta ci siamo parlati al telefono, per organizzarci; è stata una discussione molto onesta su cosa lui credeva che io dovessi fare e cosa io avrei voluto dal nostro rapporto. Ovviamente essere più efficace nell’avanzamento era una parte fondamentale per me. Una fondamentale per lui era il mio atteggiamento in campo, la mia presenza. Qualcosa che io probabilmente non avrei messo tra le priorità”.

Raonic è un esempio di come il tennis possa anche non essere classe ed estetica del colpo bensì potenza, efficacia e tattica del punto.

Federico Bazan © produzione riservata

Semifinali di Coppa Davis

Atmosfera da urlo sugli spalti di Belgrado per la prima semifinale della Davis Cup tra Serbia e Canada; il tutto esaurito nell’arena della capitale serba, pubblico caloroso, gran numero di tifosi e incitamento molto sentito da parte dei supporters di casa ma anche da parte dei pochi sostenitori canadesi, venuti a Belgrado per vivere questo momento così emozionante ed importante come la Coppa Davis.
La prima partita è stata quella tra Novak Djokovic e Vasek Pospisil che si è conclusa agevolmente per il serbo in tre set. Il tennista di casa ha condotto il match in modo esemplare facendo affidamento alla regolarità, alla solidità da fondo campo e alle prime palle di servizio che gli hanno consentito di comandare gli scambi.
Pospisil ha pagato il fatto di giocare, in trasferta, contro il numero 1 del mondo e su una superficie dove il suo tipo di gioco fa fatica ad adattarsi ma ciò che ha deciso l’andamento del match sono stati più i meriti di Djokovic che non i demeriti del canadese.
Partita molto più combattuta è stata quella tra Janko Tipsarevic e Milos Raonic, vinta dal canadese al 5o set in 4 ore e 14 minuti di gioco. Un duello tra due giocatori completamente diversi, un bel contrasto di stili ha visto opposti il serbo ed il canadese per la quarta volta in carriera, dopo che entrambi si sono affrontati a Cincinnati, Tokyo e Chennai con Raonic sempre vincitore. Tipsarevic è un giocatore prevalentemente da terra battuta che preferisce palleggiare, giocare punto dopo punto e difendersi spesso due o tre metri fuori dal campo mentre il canadese è un giocatore che predilige le superfici veloci come il cemento considerato il tipo di gioco rapido, dinamico e basato su pochissimi scambi. Inoltre Raonic fa affidamento e chiede molto al proprio servizio in quanto, essendo molto veloce ed efficace, gli permette di fare ace o di chiudere con il dritto gli scambi senza dover ricorrere ad un palleggio serrato.
Il coraggio di Raonic ha prevalso sulla pazienza di Tipsarevic e, dopo un match interminabile fatto di vincenti e di ace, il canadese porta in parità il proprio team battendo il serbo con lo score finale di 5-7 6-3 3-6 6-3 10-8.
Il terzo match in programma, giocato sabato 14 settembre, è stato il doppio tra Ilija Bozoljac e Nenad Zimonjić contro Daniel Nestor e Vasek Pospisil. Se nel singolare i serbi sono più agevolati, se non altro per Djokovic che ha portato i due punti alla squadra, nel doppio i canadesi godono di un talento storico che è Daniel Nestor, classe 1972, vincitore di 8 titoli del grande slam, nonchè uno dei più forti doppisti di tutti i tempi. Match interminabile anche questo ma alla fine vinto dai canadesi al 5o set. Con questa vittoria, il Canada si è garantita il sorpasso: 2-1 per la formazione di Martin Laurendeau.
Domenica 15 settembre si sono disputati gli ultimi due incontri: Djokovic contro Raonic e Tipsarevic opposto a Pospisil.
Un Djokovic impressionante ha giocato concedendo le briciole ad un così ispirato Raonic che aveva vinto nella sua prima partita. Neanche il servizio è stato sufficiente ad aiutare il canadese, il quale non sapeva davvero cosa fare se non incappare nell’errore o subire i vincenti del serbo, com’è accaduto specialmente negli ultimi due set. La solidità e la regolarità di Djokovic si sono ancora una volta rivelate letali per il Canada. Il numero 1 del mondo ha chiuso la pratica con un secco 7-6 6-2 6-2 e ha riportato la Serbia in pareggio.

La gioia di Janko Tipsarevic davanti alla panchina serba, pronta a festeggiare la vittoria

Il match decisivo è stato dunque quello tra Tipsarevic e Pospisil. Malgrado la stagione non brillante in termini di risultati, il serbo è risultato sulla carta il favorito potenzialmente per il fatto che abbia avuto il pubblico dalla sua parte e abbia giocato sulla superficie a lui più congeniale mentre Pospisil, che ha avuto un 2013 all’insegna di buoni risultati come la semifinale al Master di Toronto, ha giocato una partita decisiva, con tutta la pressione sulle spalle e soprattutto reduce da un doppio durato 4 ore il giorno precedente.
Il match, per alcuni tratti lottato, se lo è aggiudicato Tipsarevic che ha superato il canadese in tre set con il punteggio di 7-6 6-2 7-6. A fine partita tutta la panchina in piedi e di corsa a travolgere di abbracci il proprio giocatore che ha regalato alla Serbia la finale di Davis.
Le condizioni di gara erano favorevoli ai serbi fondamentalmente per i seguenti motivi: giocavano in casa; il campo, peraltro molto lento, era in terra battuta e giocatori come Raonic e Pospisil non prediligono questo tipo di superficie essendo nati e cresciuti sul veloce; la formazione serba era composta dal numero 1 del mondo Novak Djokovic e da Janko Tipsarevic, giocatore più anziano ma senz’altro più esperto rispetto al giovanissimo Vasek Pospisil.

La seconda semifinale della Davis Cup si è svolta nell’O2 Arena di Praga tra Repubblica Ceca ed Argentina. L’atmosfera anche qui, come a Belgrado, è sempre molto calda grazie ad un pubblico festoso, entusiasta e voglioso di incoraggiare a gran voce i propri beniamini. Jaroslav Navratil, coach della Repubblica Ceca, ha schierato Tomas Berdych, Radek Stepanek, Lukas Rosol e Jiri Vesely mentre l’Argentina ha risposto con Juan Monaco, Leonardo Mayer, Horacio Zeballos e Carlos Berlocq.
Inutile dire che la formazione favorita fosse quella ceca, non solo per il tipo di superficie come il cemento indoor che si adatta maggiormente al gioco offensivo di Berdych e al serve and volley di Stepanek ma soprattutto per l’assenza del numero 1 albiceleste Juan Martin Del Potro dovuta, secondo alcune voci, a discussioni tra il giocatore di Tandil e la federazione argentina in merito alla semifinale di Davis.
Il primo incontro è quello che, secondo le aspettative, sarebbe dovuto essere il più combattuto. A contendersi il primo punto sono stati Radek Stepanek, numero 2 della Repubblica Ceca e gran lottatore specialmente in competizioni come la Davis Cup e Juan Monaco, numero 1 nelle file argentine. Il match, particolarmente equilibrato nel primo set, ha poi preso un’unica direzione con Stepanek che l’ha spuntata con autorità per 7-6 6-3 6-2. 1-0 per la formazione di Navratil.
Il secondo match in programma ha visto Tomas Berdych, giocatore più forte della squadra di casa, affrontare il numero 83 del mondo Leonardo Mayer. Berdych, a parte qualche incertezza di troppo nel secondo set, ha superato l’argentino per 6-4 4-6 6-3 6-4 e ha così consolidato il vantaggio del proprio team.
Il doppio, giocato sabato 14 settembre, è stato il match decisivo per la Repubblica Ceca che ha avuto la meglio sulla formazione di Martin Jaite. La coppia Berdych Stepanek si è rivelata imbattibile anche in doppio contro Zeballos e Berlocq; partita dominata dai cechi per 6-3 6-4 6-2.
Un 3-0 pesantissimo inflitto dalla formazione di Navratil all’Argentina, porta dunque la Repubblica Ceca in finale per il secondo anno consecutivo. L’anno scorso, in finale, i cechi avevano eliminato a Praga la Spagna di Alex Corretja; quest’anno affronteranno la Serbia di Novak Djokovic, capitanata da Bogdan Obradovic nel prossimo ed ultimo atto della Coppa Davis.

Federico Bazan © produzione riservata