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L’acquisizione degli automatismi

Il tennis è uno sport che fornisce al giocatore un obiettivo tattico, attraverso diverse soluzioni possibili da adottare in partita. Nulla avviene per caso (salvo eventi sporadici come una “stecca”, una riga, un cattivo rimbalzo e un nastro), in quanto la costruzione del punto dipende in gran parte dalle scelte che il giocatore mette in atto.

Novak Djokovic vs Jerzy Janowicz

                      Novak Djokovic gioca un dritto a sventaglio

Il tennis presenta dunque una parte riflessiva che consiste nella logica di gioco finalizzata al conseguimento di un obiettivo, attraverso delle geometrie e delle trame di gioco che si possono mettere in pratica, riprodurre, allenare. Una di queste, ad esempio, è il dritto a sventaglio (dritto giocato dalla parte del rovescio), molto in uso nel tennis odierno, che consente, a chi lo gioca, di coprire il campo e spiazzare l’avversario nella scelta delle diagonali; è normalmente un colpo d’attacco, con il quale si indirizza lo scambio in proprio favore.
Il dritto a sventaglio, anche detto “dritto anomalo”, viene giocato da molti giocatori, sia a livelli di gioco relativamente bassi che ad altissimi livelli (pensiamo, solo per citarne alcuni, a Roger Federer, Novak Djokovic, Andy Murray, Fabio Fognini, David Ferrer, che, durante uno scambio da fondo, si spostano spesso sul lato del rovescio per giocare questo tipo di soluzione).
Per eseguire un buon dritto “inside in” (dritto indirizzato sul lungo linea) o “inside out” (dritto giocato sulla diagonale) è necessario anticipare le mosse dell’avversario e, soprattutto, girare intorno alla palla con un certo anticipo, onde evitare di arrivare in ritardo e trovarsela troppo addosso o lontana dal corpo. Questo colpo risulta una strategia producente nel momento in cui si tiene l’avversario nell’angolo del rovescio e questi è costretto a ribattere la palla in maniera approssimativa o più corta, offrendo dunque la possibilità a chi gioca il dritto a sventaglio di attaccare (a meno che, naturalmente, il rovescio dell’avversario sia superiore).

2017 Australian Open - Day 11

                                        Gli automatismi nel tennis: Federer esegue un rovescio tirato a tutto braccio

Un’altra tattica efficace, non meno comune, è il colpo incrociato stretto che permette a, chi lo gioca, di spedire fuori dal campo l’avversario e, di conseguenza, aprirsi gli spazi per attaccare con il colpo successivo o, nella migliore delle ipotesi, scendere a rete per chiudere con la volèe o lo smash. L’incrociato stretto, chiamato anche cross stretto o strettino, è una soluzione che richiede precisione, mano ed una buona velocità di braccio, specialmente nel finale del colpo. Marat Safin e David Nalbandian erano due maestri dei colpi incrociati stretti, in particolare con il rovescio bimane, colpo spesso decisivo nella conquista di un punto, in quanto consentiva loro di aprirsi il campo.

Oggi il tennis si gioca per un buon 90% da fondo campo, in quanto, seppur per certi versi monotono, risulta essere il tipo di gioco più incisivo, vuoi per la fisicità dei giocatori, vuoi per la velocità di palla e le poderose accelerazioni in top spin. Se è vero che il tennis attuale è impostato sull’esplosività, sulla velocità e sulle accelerazioni, è altrettanto vero che le varianti di gioco possibili, rispetto al palleggio serrato da fondo campo, sono comunque molteplici. Solo per citarne alcune:
lo schema servizio e dritto: per metterlo in atto, è necessario servire una prima palla di servizio rapida o, se non velocissima, molto angolata, mettendo l’avversario nelle condizioni di rigiocare una palla attaccabile. È lo schema utilizzato soprattutto dai grandi servitori (Milos Raonic, John Isner, Juan Martin Del Potro ecc.);
l’accelerazione angolata (o serie di accelerazioni angolate) e conseguente discesa a rete: è la trama offensiva per eccellenza nella quale il giocatore mira agli angoli cercando di mettere alle strette l’avversario, per poi venire a rete sulla palla più invitante e tentare la chiusura al volo;
la palla corta e il pallonetto/passante: ci vuole mano. Tattica efficace sulla terra battuta e, in generale, sulle superfici lente dove il rimbalzo della palla si spegne più facilmente. Una palla corta, se eseguita nel modo e al momento giusto, può “tagliare le gambe” all’avversario; la si gioca tendenzialmente quando si è al comando dello scambio e ci si trova con i piedi dentro al campo. Il pallonetto e il passante sono le due soluzioni possibili, successive alla smorzata, qualora l’avversario riesca ad arrivarci ma non sia in grado di giocare un colpo definitivo;
il serve and volley (servizio e volèe): tattica piuttosto inusuale nel tennis odierno, a volte utilizzata per sorprendere l’avversario. Dopo il servizio, si scende subito a rete cercando di chiudere al volo. Risulta più efficace sulle superfici rapide e nei doppi (per coprire meglio la rete);
il chip and charge (approccio a rete e volèe): altro schema, sempre più in disuso nel tennis odierno, che vede il giocatore guadagnare la via della rete dopo un approccio in back. Più il colpo di approccio è profondo e angolato, e più la copertura della rete risulterà producente. Esponenti celebri del chip and charge erano Pete Sampras e Tim Henman, giocatori dal tocco e dalla volèe di grazia.

Il tennis è dunque geometria, creatività. Gli schemi di gioco possibili, difatti, sono tanti (ne ho citati sopra solo alcuni), anche se, come spesso accade durante gli scambi in una partita, non esistono strategie di gioco univoche, in quanto ogni punto ha un andamento diverso e non sempre il colpo desiderato è quello realmente prodotto. Il tennista, infatti, mette in atto degli automatismi, ovvero una serie di movimenti istintivi che si acquisiscono giocando e che si riproducono nel tempo con le stesse modalità. Chi gioca a tennis sa bene che pensare troppo prima di colpire la palla o cambiare idea all’ultimo momento sono scelte controproducenti. Questo perché gli automatismi fanno da padrone in questo sport. Una volta acquisita una tecnica che consenta di avere fluidità, regolarità e profondità dei colpi, è bene cercare di ripetere la stessa meccanica del movimento senza perdersi in esitazioni, esecuzioni snaturate. Da questo punto di vista il tennis è sinonimo di semplicità.

Federico Bazan © produzione riservata