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Recensione del film “Julie ha un Segreto”

Trama:
La protagonista del film, ambientato in Belgio, è Julie, una adolescente che trascorre le proprie giornate tra vita scolastica e allenamenti di tennis. Il regista Leonardo Van Dijl decide di elevarla rispetto agli altri coetanei della scuola per le capacità riscontrate da tutto il contesto accademico di cui fa parte. Infatti, alle selezioni della Federazione Belga, i talent scout la scelgono tra le giocatrici più promettenti dei vari club locali.
Se da un lato, quindi – emerge la voglia di Julie di mettersi in gioco, di crescere per diventare, in futuro, una tennista professionista attraverso allenamenti serrati e una dedizione smisurata per il tennis – dall’altro lato, Van Dijl evidenzia tutti i lati oscuri nella vita quotidiana della ragazza e dei suoi agenti socializzanti, dove non passano inosservati dei profondi silenzi, paradossalmente eloquenti. Ma cosa si cela dietro ai silenzi come risposta? Molto probabilmente una verità mai venuta a galla.
Questo dilemma, che accompagnerà lo stato d’animo dei personaggi per l’intera storia, vede in Jeremy, il coach più accreditato della scuola tennis di cui Julie stessa fa parte, l’attribuzione della colpa di fronte al suicidio di Aline, un’altra giovane giocatrice apparentemente promettente come la protagonista. L’accusa si trasforma facilmente in sospensione ed allontanamento di Jeremy dall’accademia. Motivo per cui, nasce nella scuola tennis, il desiderio profondo di rinnovare il rapporto allievi-coach, promuovendo il dialogo, l’esposizione dei problemi e delle difficoltà alle figure di riferimento, con l’obiettivo di favorire un clima disteso per la crescita umana dei ragazzi.
A Julie, che conosce meglio Jeremy, viene chiesto dai compagni dell’accademia di esprimersi sulla vicenda. Lo stesso quesito lo pongono Backie, il maestro sostituto di Jeremy, e Sofie, la direttrice responsabile della scuola. Ma Julie preferisce non esporsi.
L’unica cosa che fa, all’insaputa di tutti, compresi i genitori, è continuare a parlare telefonicamente con Jeremy per seguire dei consigli su come superare le selezioni della Federazione Belga. Salvo poi scoprire, in un secondo momento, che il suo ex coach verrà assunto in un’altra scuola tennis.

Messaggio:
Leonardo Van Dijl non fornisce una risposta esatta allo spettatore su quella che è la verità dei fatti all’interno del film. La storia lascia, a chi la guarda, libera interpretazione sul confine tra l’accusare e colpevolizzare qualcuno che non ha alcuna responsabilità sull’accaduto e l’accusare e colpevolizzare qualcuno che ha la piena responsabilità sull’accaduto. Si crea quindi un confronto a due, come se si trattasse proprio di una partita di tennis, dove – da un lato della rete – si trova l’irrefrenabile ricerca di un capro espiatorio da condannare a tutti i costi, mentre – dall’altro lato della rete – l’abuso di potere del proprio ruolo, sulle fragilità altrui, che spinge l’altra persona a prendere una decisione fatale, come il suicidio.
Van Dijl pone dunque allo spettatore un quesito essenziale: “dove si trova la verità?”.
Ma, soprattutto, mette al centro della scena due tematiche riscontrabili nella vita di tutti i giorni:
il pregiudizio, dove per pregiudizio si intende l’incapacità di vedere l’altra persona più in profondità. Questo elemento lo si riscontra chiaramente nella vicenda, quando l’accademia e la famiglia di Aline considerano Jeremy un assassino, reo di non aver sostenuto l’allieva a superare determinate difficoltà ma, anzi, di averle aggravate creando aspettative insostenibili dentro di lei;
l’errore umano, tradotto nei comportamenti dove si abusa del proprio potere per procurare un danno agli altri. Anche questo aspetto, come il pregiudizio, si evince in alcune scene del film ed, in particolare, nelle conversazioni telefoniche tra Jeremy e Julie, dove il coach viene a sapere di Backie, il nuovo sostituto all’interno dell’accademia che Jeremy scredita completamente davanti a Julie, salvo poi rivelarsi la figura, a livello umano, che guiderà la ragazza al successo.

Considerazioni tecniche:
La regia e la sceneggiatura si focalizzano molto sulla storia, sui rapporti interpersonali tra gli agenti socializzanti che interagiscono e provocano tra di loro delle reazioni, tanto nel contesto scolastico, quanto nel contesto sportivo. Il tema ricorrente al centro del film è il silenzio, in risposta all’accaduto, più che il tennis come sport nella sua complessità.
Ci sono, infatti, degli errori tecnici piuttosto evidenti che hanno luogo nell’arco del campionato inter club, facilmente riscontrabili da chi conosce il gioco del tennis anche in un modo non così approfondito: Julie e l’avversaria, al termine di un match di singolare, non si stringono la mano vicino alla rete, non si salutano e nemmeno si avvicinano l’una all’altra per interagire. Mai visto in nessuna partita di tennis;
un altro errore, ancor più eclatante, è nel match di doppio tra le due squadre avversarie: Julie serve da sinistra e scende a rete giocando una volèe vincente; al punto successivo si vede Julie servire nuovamente da sinistra, senza cambiare lato. Per un film sul tennis, pur trattando maggiormente alcune tematiche sociali, è un dettaglio che non può sfuggire allo spettatore, amante di questo sport;
anche Backie, il coach sostituto di Jeremy, riproduce in campo delle situazioni non molto veritiere, in quanto, negli esercizi dal cesto, non fornisce mai un feedback correttivo a Julie. Van Dijl, addirittura, con estrema fantasia, ordina a Backie di mostrare il servizio in kick di Julie a tutti gli altri allievi presenti durante l’allenamento, senza correggerli minimamente sulle esecuzioni successive alla dimostrazione.

Considerazioni finali:
L’alone di mistero lasciato dal regista, riguardo alla storia, è intrigante ed affascinante; questo perché lo spettatore è libero di interpretare le decisioni, le azioni e i comportamenti dei personaggi a suo modo di vedere. Van Dijl ci interroga su due quesiti: “Qual è la verità?” In altri termini: “Perché Aline si è suicidata?”. “Chi è che sbaglia? L’accademia ad accusare l’allenatore ingiustamente o il coach ad abusare dell’allieva?”.
Se dal punto di vista narrativo, il film propone delle tematiche efficaci agli occhi dello spettatore nella loro complessità, come l’accusa, l’abuso e il silenzio, dal punto di vista tecnico, sono evidenti delle lacune, che lasciano intendere allo spettatore come la regia e la sceneggiatura abbiano unito le proprie forze per servirsi del tennis come mezzo e non come fine.

Fonti foto e video: I Wonder Pictures
Su gentile concessione di: Ufficio Stampa Echo Group, Milano

Federico Bazan © produzione riservata