Ciao Federico,
è un piacere poter intervistare un amico e istruttore FIT.
– Classe ’92, bresciano d’origine, con residenza a Roma. A 23 anni, subito dopo la laurea in scienze motorie allo IUSM, sei diventato istruttore della FIT e proprietario di un negozio di sport specializzato sul tennis. Quali sono state le motivazioni che ti hanno spinto ad entrare così velocemente nel mondo del lavoro e del tennis?
– Certamente la passione per questo sport, che è tanta, ha contribuito ad una mia ascesa molto repentina e il lavoro è arrivato come conseguenza naturale dell’amore verso il tennis. Anche se, alla fine, lo vedo più come un gioco che non come un lavoro vero e proprio.
– Da Brescia a Roma. Alla base di questa tua scelta di trasferimento, vi sono stati, da parte tua, dei motivi personali legati alla selezione di un centro sportivo in particolare? Cercavi da subito, non appena arrivato nella capitale, un circolo che potesse soddisfare le tue esigenze?
– Inizialmente, dopo i test di ammissione, ero stato preso in due facoltà diverse: una a Milano e l’altra a Roma, al Foro Italico. La prima scelta, anche perché più vicina alla mia città natale, è stata Milano. Tuttavia, non trovandomi bene, ho deciso di lanciarmi in questa avventura romana. Appena arrivato, è stata un po’ dura adattarmi ai ritmi della capitale ma, alla luce di quello che ho costruito lavorativamente e sentimentalmente in questa città fantastica ed eterna, sono contentissimo della mia scelta. Per quanto riguarda il circolo, è avvenuto tutto un po’ per caso; sono andato una volta a giocare allo Sporting Club Due Ponti per un torneo e da lì ho deciso di iscrivermi.
– Le conoscenze che hai acquisito studiando scienze motorie allo IUSM, al Foro Italico, si sono rivelate utili ai fini della tua attività di istruttore? Se sì, che valore aggiunto ti hanno dato?
– All’interno del mio lavoro è molto importante una laurea in quel campo ma penso che, a prescindere dal livello di istruzione, la differenza la si faccia mostrando gli “artigli” sul terreno di gioco e, naturalmente, giocando il più possibile per capire le dinamiche dello sport con la racchetta. Solo cogliendo alcune sfumature, relative alla coordinazione psicomotoria, all’apertura e al portamento del colpo dell’allievo, si può essere sicuri di insegnare nella maniera corretta.
– Fai lezioni di tennis in due circoli di Roma, all’Accademia Tennis Vigna Clara e al Due Ponti Sporting Club. Com’è strutturata la tua giornata? Riesci ad alternare le lezioni agli allenamenti?
– La mia giornata è molto piena. Sveglia alle 7.00, una fragrante colazione e poi al lavoro dalle 8.00 fino alle 14.00. Al circolo Due Ponti vado verso le 16.00 del pomeriggio per divertirmi ed allenarmi, sia in palestra che in campo. Un circolo, comunque, molto adatto a questo genere di svago.
– Che requisiti deve possedere un buon maestro di tennis?
– Sicuramente la pazienza! Scherzi a parte, un buon maestro non deve mai cercare di mettere troppo la sua impronta sul proprio allievo perché ogni giocatore ha una personalità a sé stante.
Oltre a questo, un bel curriculum non guasta mai; infatti, non manderei mai mio figlio in una scuola tennis nella quale gli istruttori non sono certificati dalla FIT.
– Quali sono gli aspetti positivi delle scuole tennis in Italia? Quali, invece, quelli dove poter migliorare?
– Gli aspetti positivi sono tanti, uno dei quali è la tecnica e la bellezza per il colpo in sé. Il tennis italiano va alla grande fino agli under 16; da lì a salire c’è un calo di risultati evidente (soprattutto dai ’90 ai ’95). Secondo me è qui che dovrebbe lavorare la Federazione Italiana per migliorare.
– A che età consiglieresti ad un bambino di iniziare a giocare e, volendo intraprendere un’attività agonistica, come dovrebbe essere strutturato l’allenamento?
– Non esiste un’età giusta per affacciarsi in questo sport; tra i cinque e gli otto anni sarebbe perfetto ma non indispensabile. Per intraprendere una attività agonistica con un attrezzo adeguato, l’età ideale si aggirerebbe intorno ai 13/14 anni. Prima di entrare nel merito dell’allenamento, è però importante godere di una preparazione atletica adeguata; solo in un secondo momento, si può lavorare a livello tennistico, tecnico o tattico che sia. Finita la pratica sul campo, un po’ di stretching e, a mio avviso, qualche disciplina orientale, come lo yoga e il pilates, andrebbero fatte per incentivare il proprio benessere psico-fisico.
– Infine ti chiederei di descrivere ai nostri lettori il tuo negozio di tennis, soffermandoti, in particolare, sul materiale che avete a disposizione (racchette e attrezzature). Che racchetta consiglieresti a chi si avvicina per la prima volta al nostro sport?
– Il mio negozio si trova a Brescia. Non è molto grande, sono 70 metri quadri; è iniziato tutto per gioco con i miei soci. Più tardi, ci siamo resi conto che avremmo potuto trasformarlo in un business e abbiamo colto la palla al balzo. Per quanto riguarda il materiale disponibile, abbiamo articoli di tutti i generi, racchette e abbigliamento. Da Babolat, a Yonex passando per Head, Wilson e Pro Kennex. Per quanto riguarda il look, le magliette di Federer, dalle più datate a quelle attuali, la linea intera di Raonic, i marchi celebri Nike, Adidas, Lacoste, Hydrogen e molto altro.
Sul discorso racchette, non ne consiglierei una in particolare perchè ognuno di noi ha un gioco talmente diverso che si adatta solo a determinati tipi di incordatura, grip e bilanciamento. Comunque, in commercio, sta andando molto la Babolat Pure Drive in quanto, a detta dei più, è una racchetta maneggevole e che abbraccia diversi stili di gioco.
Grazie mille Federico, un abbraccio a tutti i lettori!
Grazie a te Federico,
A presto
Federico Bazan © produzione riservata